Tre uomini e una gamba: per chi pedala non è solo un film
C’erano Aldo, Giovanni e Giacomo in uno dei loro film più belli. C’è il Giro d’Italia. E ci ci sono i corridori che faticano come non mai in una tappa che arriva, dopo una serie infinita di salite, a Montegranaro nelle Marche in una giornata di caldo africano da Milano agli Appennini. E il ciclismo ha i suoi modi di dire: trenate, menate, andare a tutta, elastici, tappi e via così. Ma ce n’è uno che più degli altri mi fa sorridere e riguarda le gambe che nel ciclismo sono un po’ come i piedi nel calcio: devono essere buone. Anche se non sempre è così: “La gamba non va…”, “La gamba oggi non era delle migliori…”, “La gamba è quella che è…” e così via. A sentire i corridori la gamba è una..ed una sola. Ed è il termometro dello stato di forma. Così se la gamba “non gira” pedalare diventa un tormento. Qualche settimana fa, dopo la maratona di Milano per scaricare un po’ la fatica ho iniziato ad uscire in bici. Quaranta, cinquanta, sessanta chilometri…un disastro. “Quando la gamba non gira…” non va bene nulla. E con il computerino sullo sterzo che non ne vuol sapere di aumentare la velocità cominci a dubitare anche delle misure della tua bici, a pensare che le tacche delle scarpe si siano spostate, a litigare con il cambio, ad odiare il body che ti stringe e il casco che chissà perchè ti sembra improvvisamnete diventato piccolo. E fai una fatica del mondo. E trovi un sacco di scuse: il vento in faccia, l’asfalto sconnesso, le gomme forse troppo sgonfie, la sella due millimetri più avanti… Poi dopo un po’ ( dopo un bel po’) accade quello che deve accadere. Cioè arriva il giorno in cui sali in sella e voli. Trentacinque, trentasette, quaranta, quarantatrè e si aumenta ancora. E’ arrivato il momento della tua personalissima crono. L’asfalto a dieci centimetri dai tuoi piedi diventa una scorrevole pista da bowling, il vento non lo senti più e il fruscio lento e fastidioso dei giorni prima è un sibilo fantastico. E torni a far pace con la tua bici. E ti senti un po’ come Cancellara o Malori, fresca maglia rosa. O come Armstrong per chi come me è un po’ fissato. Non c’è una ricetta. Non c’è un segreto. Dipende tutto dalle gambe che finalmente “girano”. Anzi dipende tutto dalla “gamba”. Una sola, proprio come dicono i ciclisti.