Le  paralimpiadi sono una grande manifestazione di civlità e di cultura sportiva.  Da qui si deve partire a scanso d’equivoci. Ho qualche dubbio sul valore assoluto delle prestazioni  perchè, come ho scritto giorni fa, credo che gli atleti delle federazioni più ricche siano avvantaggiati ma non ne ho nessuno sul fatto che queste manifestazioni abbiano anche un grande valore sulla sperimentazione tecnologica di apparecchiature che più avanti possano anche essere utilizzate dai disabili nella vita di tutti i giorni.  E l’ultimo esempio è quello di Manuela Migliaccio, 28 anni e paraplegica da tre,  che tra poche settimane correrà la maratona di Lugano, grazie a un esoscheletro che assisterà i suoi movimenti. Non è la prima. Qualche mese fa Claire Lomas, 32 anni, ha impiegato 16 giorni per tagliare il traguardo della Maratona di Londra proprio grazie alla stessa apparecchiatura. Ma con Manuela si comincia a parlare anche in Italia di questa macchina che, al di là dei 5km che farà a Lugano il prossimo 30 settembre,  le permetterà di tornare a muoversi con un po’ poiù di autonomia  anche nella vita di tutti i giorni.  Manuela è di Napoli, ed è diventata paraplegica in seguito a una caduta da 9 metri, mentre era in vacanza con gli amici. L’esoscheletro che userà si chiama ReWalk, ed è prodotto dalla israeliana Argo Medical Technologies. Semplificando molto, consiste in due gambe che si affiancano a quelle della persona, e la sostengono. C’è poi uno zainetto, che contiene le batterie e l’unità di controllo. Con semplici movimenti del torso si può indicare all’esoscheletro se si vuole camminare, o salire le scale, o sedersi. Finora apparecchi come questo erano presenti solo negli ospedali più attrezzati: la novità è che ora potranno entrare a far parte della vita di tutti i giorni, anche al di fuori del reparto di riabilitazione. Non possono però usarlo tutti i paraplegici: la lesione al midollo della persona deve essere dalla quarta vertebra dorsale in giù, e gli arti superiori devono funzionare normalmente. Inoltre bisogna sostenere un colloquio psicologico, per accertarsi che non ci siano troppe aspettative. Il ReWalk infatti permette  di muoversi a un paziente paraplegico, ma non (ancora) di camminare in modo naturale. Per imparare a usare il dispositivo, poi, la persona deve seguire 18 sedute di ’addestramentò tre volte alla settimana: Un lavoro duro, «Ma che vale la pena fare – ha commentato oggi Manuela in Regione Lombardia dove venicva presentata questa apparecchiatura – per portarsi all’altezza degli occhi delle altre persone».  «Oggi è cominciato il futuro – ha detto l’assessore regionale alla sanità, Luciano Bresciani – la comunità internazionale sta lavorando e ha lavorato duramente per ottenere questo straordinario risultato. Quello di tornare a guardare gli altri negli occhi è uno dei più grandi risultati che il futuro ci sta indicando».  Ogni anno restano paralizzati per una lesione al midollo fino a 2.500 italiani. Il dispositivo ReWalk è sperimentato da due anni al Centro Riabilitativo Villa Beretta, che è coordinatore dei test a livello europeo, grazie a un programma di cooperazione internazionale tra Italia e Israele (dove la tecnologia è stata inventata), e al supporto di Fondazione Cariplo. Tra le altre strutture che lo impiegano per la riabilitazione c’è l’ospedale Bambin Gesù di Roma e il Centro Protesi Inail di Budrio (Bologna). Il dispositivo potrebbe essere in commercio, hanno detto i responsabili, ragionevolmente entro due anni. Il costo ipotizzato potrebbe essere 52 mila euro: per confronto, il costo di una carrozzina ’super accessoriatà si aggira intorno ai 30 mila euro.

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