C’è un momento nella griglia di partenza in cui si sente solo  il rumore della pioggia. Qualcuno invita a tacere. Poi la tromba di un bersagliere intona le prime note del silenzio e sono brividi…Ma il freddo non c’entra anche  se il 24 di marzo quattro gradi proprio non te li aspetti. L’applauso a Pietro Mennea e si può partire. Il solito fiume di gente perchè come dice lo speaker la Stramilano, dopo la Roma Ostia, è la mezza più partecipata dìItalia. Infatti ci si intruppa parecchio in una strada che è uno stagno dove  c’è chi si illlude di arrivare al traguardo con i piedi asciutti. La cronaca non c’è perchè là davanti ci sono i soliti keniani. Vince Kiprop Limo con il tempo di 1h01’49«. Secondo il connazionale Robert Chemosin Kwemoi in 1h03’36.  Tra le donne la prima è  Pauline Njeri Kahenya (1h11’19»), seguita da un’altra kenyana, Hellen Jepkkurgat (1h11’21«). Terzo posto per gli italiani in entrambe le categorie con Ahmed el Mazoury (fiamme gialle) e Emma Quaglia. Ma non servono i tempi per capire quanto vadano veloci. Te ne accorgi in corso Sempione quando li vedi arrivare dopo la boa del terzo chilometro: hanno fatto il doppio della tua strada e dietro ai tre  c’è già il vuoto. Ma la Stramilano è la corsa del gruppo, di quella pancia variopinta che tiene dentro tutto e tutti.  Seimila fanatici e irriducibili che stamattina hanno dovuto fare i conti con una pioggia gelida che li ha accompagnati fino all’ultimo metro. E Milano quando piove è una città insidiosa. Perche non c’è solo l’asfalto ma si devono fare i conti con il cemento viscido delle circonvallazioni interne e con il pavè sempre più sconnesso. Però si va. Si va in qualche punto con lunghe code di auto al fianco che sbuffano e a volte suonano. Come ai vecchi tempi, come sempre temo. E’ il capolavoro di una giunta che si vanta di aver inventato le domeniche a piedi legandole alle più importanti manifestazioni sportive della città e poi fa correre una Stramilano tra le auto. Però domenica scorsa per i duecento ciclisti di bici in festa hanno fermato tutto. Fenomeni!  Così le scene sono sempre le stesse con gente che non se le manda a dire e vorrebbe tanto menar le mani. Pioggia, pioggia  e ancora pioggia che però non basta perchè dopo la Fiera gli ultimi quattro chilometri sono spazzati da raffiche di vento che ti ghiacciano il sangue . Fine. Quasi. C’è ancora la sofferenza eterna di corso Sempione. Per chi corre a Milano credo sia un incubo. E’  lì ad aspettarti prima del traguardo di ogni gara e non finisce mai: ultimo conto con la sofferenza prima del paradiso. Oggi come sempre. Tra due settimane con la Milano City marathon ancora di più…

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