Sveglia alle quattro mi ha detto chi c’era. Come i gradi sul termometro fuori dall’albergo. E con la neve sulle montagne non deve essere stata proprio una di quelle mattine in cui è facile mettere i piedi fuori dal piumone. Ma per la maratona delle Dolomiti il sacrificio vale la candela. E chi è riuscito dopo tanto patire a mettersi sulla schiena un pettorale che vale un terno al Lotto, a partire non rinuncia per nessuna ragione al mondo. Così dopo la colazione  si va in griglia al buio, coperti come non mai, infreddoliti come non mai, emozionati come non mai. In novemila a trattenere il fiato in attesa di partire. Sì perchè la Maratona dles Dolomites-Enel è la regina delle Granfondo e si capisce dai dettagli che è un evento ormai entrato nella tradizione del ciclismo di massa. Qui non importa vincere. Importa esserci e arrivare. Poter dire “io c’ero” diventa una tacca da segnare sotto la sella della bici. Oltre trentamila richieste ma solo novemila al via. Pochi ma non uno in più perchè qui la valle è piccola e le regole di questa corsa sono queste. Non si sgarra. Prendere o lasciare questo è il lasciapassare per sentisri  eroi di giornata. E così che si costruisce un mito. Che poi è nella natura delle cose perchè basta guardarsi attorno per rendersi conto che da queste parti in bici sono state scritte pagine di storia.  Sette passi dolomitici che viene la pelle d’oca solo a nominarli: Pordoi, Sella, Campolongo, Falzarego, Gardena, Valparola, Giau. Figurarsi a pedalarli, ad arrampicarsi sù nel silenzio più totale perchè oggi qui di auto neanche l’ombra. Partenza da La Villa e arrivo a Corvara su tre percorsì di 138 km, 106 km e e di 55 km con un fiume infinito di bici che nelle riprese dell’licottero Rai sembrano formichine ordinate che salgono senza patire. E invece la fatica c’è ed è tanta perchè la bici non fa sconti come mi hanno detto un paio di settimane due di nonnetti che applaudivano sulla salita di Monte Scudo durante il challenge di Rimini. Neppure ai vip che qui erano tanti ma hanno sudato come gli altri: da  Corrado Sciolla (British Telecom) a Mario Greco (Generali), Alessandro Garrone (ERG), Vittorio Colao (Vodafone), Rodolfo De Benedetti (CIR), Matteo Marzotto, Mauro Benetton, Alberto Sorbini (Enervit), Fausto Pinarello. Da Alex Zanardi, a Linus, a Fabrizio Ravanelli, Giovanni Bruno (Sky), Paolo Belli, Manfred Mölgg, Rossano Galtarossa, Antonio Rossi, Yuri Chechi a  Maria Canins.  Una lunga pedalata trasmessa in diretta dalle sei del mattino sulla rete tre della Rai. Con il patron Mikil Costa a far da padrone di casa e a spiegare il perchè questa maratona delle Dolomiti è diventata ciò che è diventata. Cioè l’ oggetto del desiderio per il popolo delle due ruote che la insegue come fosse una chimera. Non c’entra il marketing. O meglio sì. Ma come si diceva prima è nella natura delle cose, nella storia e nell’immensità di queste montagne che questa corsa insegna a rispettare. Non c’è spot che regga: basta guardarsi intorno.