Federica Pellegrini dopo la sua prima gara di dorso ai mondiali di nuoto di Barcellona  ha spiegato ai microfoni di Raisport che il mondo visto all’insù la confonde non poco. Troppe luci, troppi colori, il grande schermo che rimanda le immagini della gara…insomma non ci si ritrova. Lei preferisce nuotare guardando all’ingiù, tenendo gli occhi puntati sulla linea nera in fondo alla vasca che le dà tanta sicurezza e tanta tranquillità. E tante medaglie ovviamente, visto che della Fede nazionale si può dir tutto ma non certo che non sia la più grande nuotatrice azzurra, e non solo azzurra,  di sempre. Ma torniamo alle linee nello sport. Ognuno ha la sua. Così mi viene in mente quella che i ciclisti seguono sulla strada quando pedalano. Si sta su quella linea bianca per ragioni di sicurezza e per fare meno strada possibile. Vale per tutti e per i “prof” soprattutto nelle crono. Stare sulla linea significa andare il più dritti possibile e quando la vittoria è questioni di centesimi diventano importanti anche pochi centimetri in più. Così sui lunghi rettilinei ci si mette la ruota sopra e si cerca starci dentro lasciandola solo quando si deve tagliare qualche curva. E anche un modo per non pensare. Sai che se stai sulla linea bianca la direzione è quella giusta, la più veloce possibile, la più dritta. Così la testa si può concentrare su altre cose che servono ad andare forte: le braccia unite per tagliare l’aria, la pedalata rontonda  per cercare un ritmo che sia comodo ed efficace, la posizione in sella che non si deve scomporre. E infine le spalle che meno si muovono meglio è…Tutto in una linea. Tutto in uno spazio di pochi centimetri che vale anche per chi corre però. C’è la linea di maratona che è quella che molti organizzatori tracciano sull’asfalto di gara e che rappresenta il percorso perfetto. Chi la segue e non l’abbandona mai ha la certezza di percorre re 42 chilometri e 195 metri. Non un millimetro in più. Certo, a piedi è diverso ma chi deve fare i conti con la fatica si aggrappa a tutto e, dopo tre o quattro ore di gara,  anche un metro per la tua testa diventano un problema. Così quella riga qualcuno la cerca, la segue e se la porta fino al traguardo. Anni fa, nella prima edizione della Milano Marathon, la riga rosa tracciata dagli organizzatori della Gazzetta dello sport nelle strade di Milano creò non poco scompiglio. Aveva il difetto di essere forse un po’ troppo grande e simile a quelle di mezzeria così furono in tanti a chiedersi a cosa servisse.  S’era sparsa anche la voce che fosse quella che delimitava i nuovi posteggi rosa riservati dal Comune alle donne milanesi. Un gran bel caos. Tant’è che chi l’aveva disegnata in fretta e furia fu anche costretto a cancellarla…

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