Red Hook, il mondiale a scatto fisso
Le bici a scatto fisso ora fanno tendenza. Bellissime, eleganti, colorate, con le ruote a profilo alto, le manopole in tinta, i mozzi di colore, la catena a riporto. Roba da «fighetti». Una volta erano passione, grasso e morcia di catena, sudore e gambe gonfie, surplace e velocità . Tutto su pista che qui a Milano aveva come parola magica il Vigorelli e le volate di Maspes e Gaiardoni. Ma giù dalla pista le gare a scatto fisso sono continuate anche dove non si poteva. Sfide illegali come la Red Hook che all’inizio si correva in un malfamato quartiere di Brooklyn ed ora è diventata una gara mondiale. Adrenalina pura spalmata in campionato 4 tappe, da New York a Barcellona e domani sera a Milano. La tappa finale si corre alla Bovisa con un testa a testa all’ultima ruota tra 200 professionisti che arrivano da 15 paesi . Ventisei giri da 1,3 km che alla fine fanno 33 chilometri tirati a tutta, senza respiro e senza ragionare. Qualificazioni cronometrate per definire una griglia e alla fine restano in 85 che si giocano la volta finale. One shot, si dice in questi casi. Bici da pista obbligatoria che è quella che oggi va di moda cioè a scatto fisso e senza freni. Un cavallo di razza che ci vuole un niente ad imbizzarrirsi e a disarciornarti. Spettacolo puro e brividi soprattutto nella famosa curva «hook» cioè ad uncino. Si arriva a velocità folle, ci si ferma quasi e si riparte e succede davvero di tutto. Milano è l’ultima tappa, quindi ci si gioca il titolo. E in corsa per vincere c’è anche il nostro Francesco Martucci. In qualche modo ce la giochiamo sempre