La liturgia della  corsa è quella di Santo Stefano. Quella di un Santo Stefano dove piove da Milano a Torino, da Genova a Desenzano, da Parma fino sulla Cisa. Quella di un Natale che gonfia i fiumi e fa anche un po’ paura. Piove acqua ghiacciata e di traverso. Acqua che non ti da scampo perchè il vento freddo te la butta in faccia. Così la liturgia si fa pagana. Con i suoi riti e le sue maledizioni. Non c’è una sola ragione che giustifichi ciò che stai facendo. Non la passione, non il senso di colpa dei tuoi pranzi, non una tabella da rispettare, non la parola data a un amico e neppure la tua cocciutaggine. Però ti allacci le scapre a vai. Sotto il diluvio, sotto un cielo scuro, nel fango degli sterrati e sull’ asfalto che brilla quando viene illuminato dai fari di una macchina che ti viene incontro. Si corre per senso del dovere.  E’ il tributo che si deve alla corsa. E’ la liturgiua dei folli.