Mettere fieno in cascina è un modo di dire che sottintende un’ottima dose di saggezza. Così facevano i contadini per assicurare il cibo (e non solo) agli animali che tenevano nelle stalle durante l’inverno. Così si dice oggi per ogni cosa che si fa pensando che possa poi tornar utile più avanti. Un piccolo investimento quotidiano per i periodi di “magra” o di maggiore impegno: metter fieno in cascina aiuta a non farsi trovare impreparati. Più saggi di così non si potrebbe. E anche chi corre lo sa. Perciò si fanno i lunghi, perciò si fanno le ripetute e perciò si corre anche d’inverno con il freddo, quando nevica e quando piove.  E così  non c’è quasi nulla che possa fermare un runner che vuole “metter fieno in cascina”. Se fa freddo ci si copre, se nevica più o meno si fa lo stesso e se piove bastano  un kway e un cappellino. Ma quest’anno qui al Nord di acqua ne sta davvero venendo giù tanta. Senza scomodare esperti,  monsoni e deserti che avanzano mi sembra molto più del solito. Nelle ultime settimane Milano è praticamente a mollo. Si corre nell’acqua e nel fango, Ma oggi di più. Pioggia forte di traverso con un vento teso che sembra di essere su una barca a vela in mezzo all’Atlantico. Sventagliate improvvise che ti buttano l’acqua in faccia e ti gonfiano il kway spingendoti all’indietro  quasi come correre in salita. Bagnato fuori e dentro, con gli occhi che lacrimano e le mani ghiacciate, i piedi zuppi e le scarpe pesanti che sembrano un paio di doposci.  Capita a tutti di chiedersi perchè con un tempo così si esca a correre. Di chiedersi “chi me l’ha fatto fare…”.  La risposta non c’è o forse ognuno ha la sua. Per tanti vale quella storia del fieno in cascina anche se non è che mi convinca tanto. Perchè tutto si può dire ma oggi mai, neanche per un secondo, correndo e imprecando mi sono sentito saggio. Ma forse sto invecchiando…