Fossi in Vincenzo Nibali metterei più di qualche cornetto sulla bici. Magari anche uno spicchio d’aglio. Stamattina sui giornali è tutto un titolare trionfante, tutto un santificare un Tour già finito, già archiviato e già vinto, schiantato da un  “monsieur” che non ha rivali e che farà ormai  solo passerella verso i Campi Elisi. E così, sempre stamattina, anche gli ottimi colleghi di Radio Sportiva intervistando Giancarlo Ferretti, un pezzo di storia del nostro ciclismo, non hanno fatto neanche finta di aver un dubbio, neppure un po’ di scaramanzia:  Vincenzo, lo squalo, Nibalì ( con l’accento) chiamatelo come volete ha già vinto il Tour. Ma un conto è non aver dubbi ( e infatti non ce ne sono più) un altro pensare e parlare come se la pratica fosse già chiusa. Così mi tornano in mente le parole di un saggio come Giovanni Trapattoni e la sua “parabola” del non dire gatto finchè non ce l’hai nel sacco.  Vale sempre e chi fa sport lo sa.  Bella comuque la chiacchierata con Ferretti su una radio che di solito parla di calcio ma che sa raccontare anche le emozioni degli altri sport. Il “sergente di ferro”  Nibali lo conosce bene visto che ha cominciato con lui: “Sapevo che era un campione ma in questo Tour mi ha sopreso. Ha qualcosa in più. Ha un senso del dovere che gli arriva dalla nascita di sua figlia. La maturità di un padre. Fa ciò che gli ho sempre ripetuto: guarda avanti. Pedala e guarda avanti senza più girarsi. Il Tour lo vincerà e mi spiace che non ci siano più Contador e Froome perchè sarebbe stata la stessa cosa. Perchè nella prima settimana  c’erano e Vincenzo ha fatto comunque le cose che ha fatto. Il paragone tra Nibali e Pantani?  Non mi piace mai fare confronti ma questa è un’altra storia…”. Insomma Ferretti incorona Nibali vincitore con pieno merito del Tour 2014.  Ovviamente incrociando le dita, toccando tutti i cornetti cornettipossibili  e facendo tutti gli scongiuri del caso…