Se l’ Eco di Bergamo dedica una pagina a Giorgio Morlotti che corre la maratona di New York non è solo perchè il suo ottimo direttore Giorgio Gandola è un uomo di sport. La storia  è di quelle che meritano di essere raccontate. Da pelle d’oca, un po’ triste, romantica e struggente che riporta,  forse solo nel titolo, a quei tre ragazzi nordirlandesi di Guildford protagonisti di quel capolavoro di film di Jim Sheridan che è “Nel nome del padre”. Giorgio Morlotti, 18 anni di Bergamo domenica scorsa ha fatto ciò che hanno fatto una sessantina di suoi concittadini: ha corso la New York City marathon. E’ arrivato al traguardo   in 5 ore 23 minuti e 35 secondi, stanco come tutti, come forse non credeva e non si aspettava. Ma colmo di gioia.  Cucito all’altezza del suo cuore  aveva il  pettorale 71919 che era quello con cui avrebbre dovuto correre suo papa Sergio che però poche settimane fa era andato a correre per sempre in un posto migliore.  “Corri è chiudi quella gara per me…” gli aveva detto poco prima di lasciarlo. E Giorgio ha fatto ciò che doveva fare. Sul traguardo di Central Park ad aspettarlo e ad applaudirlo c’erano sua mamma, sua sorella e i suoi amici dell’ Atletica Presezzo. E sono state lacrime. Però di gioia…

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