Tokyo, la prima maratona nell’era della Jihad
La Maratona di Tokyo entra nella storia. Ma non perche è la prima major della stagione, per i suoi 36mila atleti al via, per un nuovo record del mondo o perchè l’etiope Endeshaw Negesse stamattina si è messo dietro il campione olimpico, l’ugandese Stephen Kiprotich in 2h06’00”. Tokyo entra nella storia purtroppo non per meriti sportivi. Perchè, ora si può dire, era una maratona che le polizie internazionali avevano classificato ad alto rischio terroristico ed è stata la maratona più controllata della storia dell’atletica. Allarme rosso scattato dopo che governo giapponese aveva dichiarato tolleranza zero contro il terrorismo internazionale e dopo che aveva presentato una serie di misure per contrastare gli jihadisti con uno stanziamento di 15,5 milioni di dollari di finanziamenti per favorire controlli e misure di contrasto in Medio Oriente dove sono attivi lo Stato islamico e altri gruppi eversivi. Un pugno duro ribadito agli inizi di febbraio da primo ministro Shinzo Abe all’indomani della diffusione del video che mostrava la decapitazione del reporter Kenji Goto per mano dei militanti dell’ Isis. Quindi la Tokyo marathon era un obbiettivo possibile. Un <target> come si dice in questi casi che andava protetto. E i giapponesi hanno fatto vedere al mondo ciò che si doveva fare e si dovrà purtroppo fare d’ora in poi per proteggere eventi sportivi che rischiano di diventare tutt’altra cosa. Poliziotti e telecamere ovunque . Mai così tanti. E’ stato controllato tutto ciò che era possibile controllare su un tracciato di 42 chilometri e oltre 150 agenti hanno corso per la prima volta mischiati agli atleti dall’inizio alla fine. Sul percorso un migliaio di telecamere per monitorare pubblico, atleti, traffico e bonifiche fatte su tutti e 42 i chilometri fino a pochi minuti prima del passaggio dei partecipanti. E poi metal detector per controlli a campione, divieto assluto di portare borse e bottiglie nelle griglie di partenza e molte strade chiuse a ridosso del percorso della gare a fare da cuscinetto di sicurezza. Funziona così. Funzionerà sempre così per tutte quelle maratone e quegli eventi sportivi che gli esperti dell’antiterrorismo classificheranno a rischio. Bisogna rassegnarsi a questo nuovo modo di correre. Ma anche di viaggiare, volare, forse vivere…Chi vede il bicchiere sempre mezzo vuoto dirà che questa è già una vittoria del terrorismo che ha dichiarato guerra ad una mondo e a una cultura che vuole distruggere. Chi lo vede sempre mezzo pieno penserà che nonostante tutto la vita continua. Certo è che 36mila atleti al via di una maratona sono lo <spot> perfetto contro la paura