Paolini, faccia da ciclista
Dev’essere una bella soddisfazione a 38 anni mettersi dietro 250 ciclisti qualcuno dei quali potrebbe anche essere tuo figlio. Sembra una storia antica. Ma la faccia di Luca Paolini, al di là dei suoi anni, è una faccia antica. C’erano una volta i ciclisti che avevano la faccia da ciclisti come diceva Paolo Conte cantando Bartali: quelli “col naso triste come una salita e gli occhi allegri da italiani in gita”. Altri tempi. Quando le foto erano in bianco e nero e le strade sterrate. I copertoni di ricambio si portavano in spalla, le borracce stavano sul manubrio. Facce da fatica, da gente semplice, da tanti fratelli. C’erano le facce che hanno fatto la storia di questo Paese. E ora non ci sono più perchè in mezzo secolo è cambiato tutto. Sono cambiate le bici che ormai costano come le moto, sono cambiate le maglie perchè oggi vanno i body. E cambiato il look con tanti tatuaggi, tanto gel e sempre più fashion. E sono cambiati i corridori che ora dopo la tappa e i massaggi non telefonano più a casa ma twittano. Però la faccia di Luca Paolini un po’ ci riporta indietro. In un sogno romantico che è bello raccontare. Una faccia tosta ma non da sbruffone. Da ciclista, da uomo che conosce la fatica. Che sa emozionarsi e commuoversi come al Giro due anni fa quando vinse una tappa e prese la maglia ad Ascea. Segnata e scavata a tradire quei 38 anni che sembrano anche un po’ di più. Una faccia senza tanti compromessi, senza tanti fronzoli. Una faccia da vincitore nonostante tutto che oggi, in un Belgio che più Belgio non si poteva con la pioggia, il vento e il freddo , ha messo dietro tutti nella la Gand-Wevelgem, la prima delle grandi classiche del Nord. E non è un caso che sia successo proprio in quell’inferno lì, dove serve coraggio più che altrove. Quasi ottant’anni di storia scritti su due ruote, 239 chilometri presi di petto come la salita del Kemmelberg come le due cadute, come quello scatto a sei chilometri dall’arrivo. Ci sono corse che non si vincono per caso. Servono cuore e gambe e spesso non bastano. Per vincere corse così ci vuole anche una bella faccia da ciclista. E Paolini ce l’ha…