Manca meno di un mese all’ Expo: è tutto pronto. Anzi no, non è pronto un bel niente tant’è che l’evento mondiale che stiamo preparando più o meno da sette anni verrà inaugurato a cantieri aperti o con il “camouflage” che detto in francese sembra chissà cosa in realtà altro non è che una serie di teli stilizzati  che nasconderanno i ritardi e sono costati nel bilancio un milione e 200 mila euro in più. E il bello è poi che da Renzi a Malagò si continua a scommettere sulle olimpiadi del 2024 perchè sarà quella l’occasione di riscatto del Paese. Carpe diem! Perchè è ovvio che è così: l’occasione giusta è sempre quella che viene dopo, quella che verrà, quella delle promesse, dei grandi progetti e, purtroppo per noi, dei grandi flop. E così ancora ci lecchiamo le ferite di Italia ’90 con ecomostri mai finiti e spese lievitate in corso d’opera dell’85 per cento. Delle Universiadi siciliane del ’97 per cui furono bruciati 500 mliardi delle vecchie lire. Dei Giochi olimpici invernali di Torino del 2006 per cui sono stati spesi 77,5 milioni solo per la pista di bob e slittino oggi abbandonata. Dei mondiali di nuoto di Roma del 2009 con centinaia di milioni stanziati per 4 megaimpianti e un polo natatorio mai utilizzato perchè la piscina olimpionica fu costruita di 51 metri anzichè 50. Dettagli. Inutile star qui a ricordare, tanto l’occasione giusta sarà sempre e comunque la prossima.. Per una volta invece sarebbe utile ragionare al presente. Magari cominciando proprio da Expo. Con una domanda semplice, semplice. Come è possibile che un evento mondiale che dura sei mesi e che  parla di futuro del mondo, di compatibilità, di buon cibo, di alimentazione sostenibile, di benessere, di qualità della vita e di salute non abbia una, dico una,  iniziativa legata allo sport? Già, com’è possibile…