Un bambino su cinque in italia non fa sport, sono i dati del rapporto di Save the Children che ha commissionato una ricerca a Ipsos.  Continuano ad aumentare tra l’altro gli adolescenti  che fanno uso di uso di alcolici abitualmente, più di un terzo secondo l’Istat a cui uno su 10 ha dichiarato anche  di usare droghe. Ed è tutta da leggere la motivazione:  per la maggior parte si tratta di un’auto-terapia per curare ansia da prestazione sessuale. La riflessione è banale, sicuramente un po’ semplicistica e forse anche stupida però va fatta: stiamo crescendo una generazione di rammolliti? Pobabilmente sì se si considera quante sono le ore che gli adolescenti passano su telefonini e attrezzi simili. Ci sono i dati anche per questo ma non serve neppure andarli a cercare perchè chi ha figli nipoti o adolescenti vari che circolano per casa sa perfettamente che le ore trascorse a digitare, chattare, messaggiare , giocare sugli smartphone, sono tantissime. Ormai si comunica così. E allora mi torna in mente Stefano Baldini che avevo incontrato un paio di anni fa durante la premiazione dei i vincitori dei campionati studenteschi di atletica. “Chi fa sport-aveva detto il campione olimpico di Atene ai ragazzi- impara a cavarsela nelle difficoltà di tutti i giorni. Chi fa agonismo capisce che si può vincere e perdere e che ogni conquista dipende dal lavoro”. Certo, Baldini non è l’oracolo e ognuno fa le scelte che vuole. Ma credo che  piuttosto che passare un pomeriggio sul divano a rintronarsi con un telefonino, o piuttosto che una una pastiglietta o di un pieno di vodka per trovare il coraggio di non far brutta figura con la fidanzatina facciano meglio un centinaio di vasche in picina o un paio di ripetute. Migliorano l’umore e le performance. Tutte.  E farebbero bene anche ai genitori