omaromR2OMAR3Cinquanta chiodi su una gomma. Cinquanta chiodi che la dicono lunga su cosa si possa fare con una bici da corsa. Correre innanzitutto. Ma anche avventurarsi  a Capo Nord o in Islanda dove il ciclismo è tutto un altro racconto. Dove non è il Tour. Non è il sole di luglio che ti fa aprire le magliette, che ti fa rovesciare le borracce sul casco, che ti lascia i segni dell’abbronzatura a mezze braccia, a mezze gambe, sul naso dove si fermano gli occhiali. Cinquanta chiodi su una gomma per provare a fare ciò che nessuno aveva mai fatto prima e che per Omar di Felice, 34 anni romano, grafico e designer per professione e anche ciclista professionista per qualche stagione, sta facendo adesso. Succede spesso nella vita, c’è sempre qualcosa che ti fa cambiare la prospettiva. E così da un giorno all’altro le gare , le corse, le vittorie cercate non contano più perchè  le imprese diventano altre e  riguardano solo te stesso. Diventano sfide dove non ci sono avversari da battere, conti da regolare con chi ti sta a fianco, davanti o a ruota.  C’è sempre un’ “estrermità” in ognuno i noi. Grande o piccola fa poca differenza, l’importante è rincorrerla e cosi Omar, qualche anno fa, ha deciso che quella era la strada che voleva seguire. “Una strada che mi ha portato fino a Capo Nord per due volte due anni fa e l’anno scorso- racconta- Capo Nord perchè quello era il posto in cui avevo sempre immaginato di andare e Capo Nord perchè faceva parte del mio immaginario fin da quando ero ragazzo…”. Ci vanno in tanti da quelle parti. Nessuno con una bici da corsa e non in inverno perchè allora tutto si complica: “Ho messo insieme le due cose che amavo di più- spiega Omar- Il viaggio che avevo in testa da sempre e la passione per la bici da corsa,  una sfida che mi affascinava anche se devo ammettere che non mi aspettavo così dura…”. Settecento chilometri la prima volta partendo da Tromso, più di 1300 la seconda muovendosi dalle Isole Lofoten. Sette tappe con temperature fino a meno 30 gradi  pedalando spesso al buio, sotto tormente di neve e su strade perennemente ghiacchiate: “Ecco sì il problema più grande pedalando in quelle condizioni è innazitutto quello di riuscire a rimanere in equilibrio- spiega – Non ci si può mai rilassare  e non si possono mai lasciare le mani dal manubrio. Sei sempre in tensione anche perchè quando ci sono le raffiche di vento diventa tutto ancora più precario…”. Precario o no i conti alla fine tornano. Grazie alla testa e alle gambe che non si arrendono a nulla, neanche all’acqua gelata delle borracce, alle cadute, ai piedi e alle mani che si ghiacciano. “Non mi aspettavo tanto freddo- ammette Omar- e non mi aspettavo tutta una serie di problemi che nel pimo viaggio mi hanno davvero complicato la vita. Il freddo bloccava completamente i alcuni ingranaggi del cambio e pattini dei freni. Così nella seconda spedizione abbiamo montato i freni a disco e utilizzato dei lubrificanti per la catena e i movimenti capaci di sopportare temperature così rigide…”. Ma alla fine sono dettagli. Come i cinque chili persi nonostante gli integratori, nonostante la pasta portata dall’Italia e  cucinata ogni sera in abbondanza, nonostante le colazioni infinite, i gel e i panini tenuti al caldo sull’auto d’appoggio. Dettagli perchè la differenza la fanno altre cose: “Perchè ho deciso di provarci sinceramente non lo so neanche io –  racconta- O forse sì. Non volevo trovarmi un giorno ad avere rimpianti e a un certo punto della mia vita mi piacerebbe guardarmi indietro e a dirmi che sono riuscito a fare più di quello che potevano essere i miei sogni…>. Così si riparte. Così Capo Nord diventa un file di foto o un documentario da postare su Facebook e si apre un’altra pagina di un’avventura che è solo all’inizio: “Mercoledì vado in Islanda…”. Stesso viaggio, stessa voglia di andare a cercare qualcosa, stessa bici per pedalare lungo il ring raod per 1350 chilometri facendo il periplo di un’isola che ha solo quella strada. E basta.  “Farà meno freddo perchè là c’è la corrente del Golfo e questo mi tranquillizza un po’- spiega- Mi aspetto temperature da zero a meno 15 ma spero non ci siano pioggia e bufere anche se visto il periodo troverò anche qui neve e ghiaccio…”. Come nei due viaggi a Capo Nord. E come da quelle parti anche in Islanda ci sarà qualcuno al seguito di Omar che racconterà la sua fatica che nei tempi dei social diventeranno immagini, filmati e anche un diario quotidiano. Poi si tornerà a pensare. A immaginare un’asticella che naturalmente potrebbe alzarsi portando quella bici verso lo stretto Di Bering o la Terra del Fuoco. Cinquanta chiodi su una gomma…E la storia continua.

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