Vigorelli, colpo di reni
Per la pista è un momento magico. Così a pochi giorni dall’oro del 19enne piemontese Filippo Ganna nell’inseguimento individuale ai mondiali di Londra, ieri è arrivata la notizia che molti amanti delle due ruote volevano sentire. E che ormai aspettavano. Il prossimo 12 giugno[/TESTO] si tornerà a pedalare in un gara ufficiale sulla pista di legno del Vigorelli. Erano 19 anni che gli azzurri non vincevano una medaglia in pista, dalla vittoria di Silvio Martinello nel 1977 a Perth, ed erano 28 anni che sulla «magica pista» dei record non si sentiva più il frusciare delle ruote. L’annuncio è arrivato ieri durante la commissione sport a Palazzo Marino. Per celebrare il ritorno di un competizione al Maspes, verrà organizzata una kermesse che sarà fondamentalmente una festa sportiva ma soprattutto il modo per cominciare a riannodare una storia troppe volte interrotta. Perchè il Velodromo Vigorelli per Milano è ormai un pezzo di tradizione un po’ come Duomo e panettone. Soprattutto da quando la «Scala del Ciclismo» è tornata all’onore delle cronache passando dal rischio di demolizione al riconoscimento del suo valore monumentale, stabilito definitivamente dal Ministero dei Beni Culturali. E diventando anche meta delle visite guidate del Fai che nelle sue «Giornate di Primavera» ha ottenuto dal Comune di Milano l’apertura a migliaia di visitatori. Era il 28 ottobre del 1935 quando il velodromo cominciò a scrivere la storia della velocità. Era stato inaugurato da soli tre giorni quando Giuseppe Olmo firmò il primo record dell’ora. Così iniziò la sua leggenda, sessant’anni di successi tra i Mondiali del «ciclismo che fu» e i concerti rock come quello dei Beatles del 1965. Una «pista magica» per l’inarrivabile scorrevolezza del suo fondo in abete rosso della Val di Fiemme che ha al suo attivo il massimo numero di record mondiali dagli anni ’30 alla sua chiusura nel 2001. Fu sede di arrivo del Giro d’Italia e ospitò quattro campionati mondiali di ciclismo. Il suo mito però dovuto ai primati mondiali di velocità: nel 1942 Fausto Coppi copriva 45 chilometri e 798 metri in un’ora, poi è toccato a Jacques Anquetil, a Roger Riviere e a Francesco Moser. Vigorelli tempio delle sei giorni e di un ciclismo che non c’è quasi più. Rimasto lì in surplace per anni. Un po’ dimenticato, un po’ sfregiato da manifestazioni che con il trofeo Baracchi, i derny, Maspes e Sercu nulla avevano a che spartire. Così pian piano si è sgretolato con la sua storia. Che è diventata nostalgia. Ma il 12 giugno si riparte. Sulla pista si tornerà a sprintare e in Val di Fiemme sorgerà un bosco di 300 abeti rossi con il nome del velodromo milanese: è il legno che è servito a restaurarlo. Il progetto di recupero, partito all’inizio di febbraio, prevede lavori per 7 milioni di euro, realizzati da Citylife a scomputo degli oneri di urbanizzazione e ieri l’assessore allo Sport Chiara Bisconti ha confermato la data per la conclusione: entro il 30 maggio i 3600 metri quadri di pista storica saranno restaurati e utilizzabili, con la sostituzione dei listelli rovinati e per la stessa data saranno sistemati i 10.900 metri quadri di copertura. Poi toccherà al campo da football americano, alle tribune, ai locali sotto tribuna e alla storica palestra Ravasio: le tribune saranno pronte a settembre, per il resto i lavori si completeranno entro il maggio del 2018. Intanto, si è impostata la struttura per la futura gestione dell’impianto: se ne occuperanno in consorzio le Federazioni Ciclismo e Football con il Comitato Maspes Vigorelli e il supporto dell’amministrazione.