NEWS_283422Ovvio che dipende. Ma se non si sta parlando di campioni, professionisti o giù di li e se l’obbiettivo è quello di arrivare in 12, 13, quattordici ore senza star lì troppo a controllare il crono ma con il solo scopo di tagliare il traguardo, allora conviene concentrarsi molto sulla bici capire bene il senso del verbo idratarsi. A Fabio Vedana, uno dei tecnici  più preparati in circolazione, già alla guida della nazionale svizzera ed italiana di triathlon e già vincitore con due suoi atleti, Edith Niederfriniger e Daniel Fontana, di due due gare  full distance,  quando si parla di Ironman, Challenge, e comunque di lunghissime distanze bastano pochi minuti per capire e per inquadrare una situazione. Così l’idea provare a correre un Challenge a Venezia tra poco più di due mesi con una preparazione fai-da-te e quindi un po’ improvvisata un po’ lo fa sobbalzare: “Per arrivare, per tagliare il traguardo senza complicazioni si deve innazitutto usare il buonsenso, aver ben precisi in testa quali sono limiti e rischi- spiega-  Bisogna partire da una buona condizione atletica, da  condizione di fitness che preveda un allenamento di 12-15 ore la settimana per i prossimi due mesi.  Oppure da un allenamento di 8-10 ore settimanali portato a termine nelle 48 settimane…”. Nel senso che se non si ha chiaro un concetto come questo non è il caso neppure di cominciare un discorso. ” Sì è chiaro- spiega- ed è l’errore che fanno con queste gare moltissimi americani. Si avventurano in imprese affascinanti per il loro personale gusto della sfida senza  una neppur minima preparazione”. Che invece è fondamentale, si comincia da lì anche se poi nuotare, pedalare e correre hanno peso e importanza differente: “In un full distance programmato con questa durata il nuoto influisce pochissimo- spiega Vedana-  Diciamo che grazie alla muta che aumenta la prestazione di almeno un minuto ogni 500 metri e permette di non affaticare le gambe la maggior parte degli atleti sono tranquillamente in grado di nuotare la distanza in un’ora e mezzo, un’ora e quaranta…”. Quindi i 3,8 chilometri della frazione in acqua, in quella che diventerà un’infinita giornata di sport e fatica, vanno più o meno considerati come un riscaldamento, come il modo per portare il “motore” in temperatura. “Per tutti il vero problema e la vera difficoltà di una gara full distance è la frazione in bici- spiega il tecnico della Best Performance–  Bisogna partire da una considerazione: su una gara di 14 ore più di sei ore, a volte sette, si fanno pedalando. E’ praticamente la metà dello sforzo. Molti hanno una attenzione maniacale alla frequenza cardiaca, credo sia invece più importante mantenere le 80-85 pedalate al minuto, cercare di amministrare lo sforzo e non avere mai la sensazioni di far fatica. Il vero problema di una distanza così lunga è lo stress muscolare e il rischio che si paghi un conto salato è altissimo”. Perchè ciò non accada però anche non fare i “fenomeni” può non essere sufficiente. “La cosa fondamentale di un Ironman o di un Challenge su distanza completa è mantenere un’idratazione costante- spiega Vedana– Bisogna continuamente bere e il range da cui non ci si deve mai allontanare è quello dei 500-750 millilitri per ora. Chi non si idrata rischia davvero grosso. Rischia ovviamente di avere i crampi e di doversi fermare. Ma questo è il meno. La scarsa idratazione è in una gara così lunga è un pericolo che non deve mai essere sottovalutato perchè può portare all’ipertermia”.  Testa e gambe quindi. La testa perchè bisogna sempre avere ben presenti quali sono limiti e pericoli, perchè deve costantemente impartire l’ordine di non esagerare, di idratarsi e perchè poi scesi dalla bici deve dare lo stimolo ad affrontare la maratona. “Se non si è arrivati ad un punto di rottura nelle ore precedenti in bici- spiega Vedana– la maratona in cinque ore, cinque ore e mezzo si può portare a casa. Anche qui valgono le stesse regole della bici, bisogna restare coscienti e concentrati, cercare di non strafare, mantenere una andatura il più regolare possibile che può essere quella intorno ai 160 passi al minuto. E ovviamente idratarsi. Non serve neanche ricordarlo….”. Forse sì.