Swimrun…e poi una pinta di birra
Si nuota e si corre ma è un’altra cosa. Intanto perchè si nuota con le scarpe da running e si corre con la muta. E questo già potrebbe bastare. E invece no, nello swimrun l’asticella si alza molto di più. Più del nuoto e più della corsa e più di tutte e due le cose messe insieme. Perchè bisogna avere coraggio tuffarsi in un lago gelido magari dell’Europa del nord, perchè bisogna nuotare per chilometri e poi uscire dall’acqua e poi correre ancora per altri chilometri. Perchè poi bisogna ancora tuffarsi nell’acqua e poi correre tra sentieri e montagne fino al prossimo tuffo. E perchè poi bisogna farlo ancora una volta, un’altra e un’altra ancora. Nonne e mamme che quasi sempre hanno la saggezza e il buonsenso che non ha chi si iscrive a una «swimrun», direbbero che per correrla bisogna avere qualche «venerdì» fuori posto oppure aver bevuto un po’. Un bel po’… «Si forse è davvero così- racconta Diego Novella uno dei migliori atleti italiani in questa specialità che il 27 agosto sul Lago Maggiore ha organizzato la «Swimrun Cheers», prima vera gara di swimrun italiana- Cominciò tutto una quindicina di anni fa in Svezia con una scommessa fatta da due amici che avevano alzato il gomito. Andiamo da qui a là…Solo che da qui a là c’erano 26 isolotti di un arcipelago da superare, 10 chilometri di acque libere da attraversare e 65 chilometri da correre tra boschi, rocce e montagne…» . La Otillo Swimrun è diventata subito una sfida, una moda ed oggi è tradizione e campionato del mondo. Iscriversi alla gara di Utö Värdshus vicino a Stoccolma è come vincere alla lotteria, perchè c’è un popolo che smania per avere un pettorale e i posti (limitati) spariscono in meno di un’ora dal momento in cui sul sito si aprono le iscrizioni. Quindi si incrociano le dita oppure si ha la fortuna o il buon nome di farsi invitare. Ma non tutti si chiamano Midleton come Pippa, sorella di Kate moglie del principino William reale della Casa inglese. Il più ammirato «lato b» del Regno Britannico l’ha già corsa un paio di volte arrivando con onore al traguardo: «Mi tengo in forma così…» pare abbia spiegato ai suoi connazionali facendo intendere ciò che c’era da intendere. E così in tanti (ma sopratutto in tante) hanno cominciato a tuffarsi e a correre con muta e scarpe da jogging. Dalla Contea della Cornovaglia alla Scozia nel lago di Loch Ness in una edizione ovviamente «mostruosa». Mancava l’Italia. Ora c’è. Ci sarà il 27 agosto quando tra le acque e le montagne del Lago Maggiore andrà in scena la «Swimrun Cheers» dove un centinaio di concorrenti si tufferanno dal pontile di Verbania per raggiungere l’Isola Madre che attraverseranno di corsa. Poi si tufferanno di nuovo verso l’Isola dei Pescatori dove correranno verso il nuovo tuffo che li porterà all’Isola Bella. E da lì, un volta raggiunta la riva, scaleranno i monti che dividono il Lago Maggiore da quello di Mergozzo per attraversarlo a nuoto e tornare nuovamente di corsa a Verbania. Una fatica vera. Perchè nuotare con le scarpe ai piedi non è semplicissimo ma soprattutto perchè correre con una muta da swimrun è ancora più complicato. In tutto una quarantina di chilometri, 29 di corsa e 11 a nuoto. Ma non sarà solo fatica. O meglio alla fine la ricompensa sarà più che meritata e non si tratterà solo di gloria perchè, come nella migliore tradizione nordica, queste gare sono anche vere e propri festival enogastronomici. Non ci sarà classifica perchè è ovvio che in una sfida così vincono tutti quelli che arrivano al traguardo che riceveranno una scheggia di marmo di Candoglia, lo stesso con cui è stato costruito il Duomo. Poi festa finale con la birra, con sessanta birrifici artigianali lombardi, piemontesi e liguri in un week end che sarà sportivo ma anche gastronomico con la collaborazione di FoodAround, un progetto dedicato alla cultura del cibo e del bere responsabile che trasformerà Verbania nei due giorni di gara in un vero e proprio happening della cucina da strada. «Protagonista sarà la birra artigianale con oltre 60 produttori- spiegano gli organizzatori- da assaggiare, da gustare e da ascoltare perchè sarà raccontata in tutti i suoi segreti. Ci saranno menù particolari e prodotti di queste zone che porteremo in piazza con la collaborazione di Slow food». E così il cerchio un po’ si chiude. La swimrun nasce in Svezia dopo una scommessa alcolica e approda in Italia al fianco di un festival di mastri birrai. Perchè d’accordo correre e nuotare ma poi bisogna anche reintegrare…