brambaUn secondo. Forse il body rosa che ha usato nei quaranta chilometri da Radda  a Greve in Chianti non era neanche il suo perchè nessuno se lo aspettava che il “sciur” Brambilla, Gianluca all’ anagarfe,  che ieri aveva messo la rosa sorprendendo un po’ tutti la conservasse anche oggi.  Tappa e maglia ieri, solo maglia oggi. Anche se per un secondo. Ma un secondo basta e avanza. Per sorridere, per farsi i complimenti, per tirare un sospiro di sollievo. Perchè a sessanta all’ora sotto l’acqua quando davanti in molti cadono come birilli, curve e controcurve sono un bel terno al Lotto. Anche una quaterna. Però il “sciur” Brambilla ci ha messo  il cuore e le gambe. Solo quelle dice lui. <Mi faccio i complimenti- ha detto all’arrivo- ma devo farli anche alla mia squadra. In auto c’era Luca Bramati, conosceva ogni centimetro di questa corno,  io ci ho messo le gambe, la testa e il resto ce li ha messi lui. E mi sono fidato…ma se la faceva lui andava più veloce”. Sarà. Intanto resta in rosa. Intanto è andato più forte di Nibali e Landa. Intanto per essere un sciur Brambilla qualsiasi, che nessuno avrebbe mai pronosticato in rosa dopo la crono del vino, questo è un Giro che vale una vita. Godere come non mai, anche se poi tremi per il freddo e se la pioggia ti ha bagnato  anche l’anima e non riesci a mettere insieme le parole per le interviste. Dettagli che lasciano spazio alla gloria in un racconto che sembra un romanzo:«Macchè Promessi Sposi, sono più un tipo da polenta e soppressa…- si racconta cercando di giustificare un cognome che tradisce le origini lombarde- Sono nato in provincia di Lecco, ma ciclisticamente sono cresciuto in Veneto e mi sento più veneto che lombardo».  Più “sior” che “sciur” allora. Ma poco cambia. Ventinove anni ad agosto, un culto per Marco Pantani («Mi ispiro a lui, come si alzava lui sui pedali..»), Brambilla  con la vittoria di ieri ha vinto tre volte tra i “pro”: «Ma non è che nasco adesso – spiega – credo di aver fatto già delle cose nel  ciclismo ed essere stato sempre davanti con i migliori. Certo quest’anno ho fatto degli exploit e ho cominciato a vincere delle gare…».  Soprattutto ha messo la maglia rosa, che per uno che fa il suo mestiere è una di quelle vittorie che  sogni da piccolino. E a proposito di “piccoli”, l’altro successo del sciur Brambilla,  si chiama Asia, ed è ovviamente la tappa  più importante della sua vita: “È nata prima della Liegi-Bastogne-Liegi- racconta- é stata un’emozione indescrivibile e mi dà  una carica speciale. Il resto mi arriva dal lavoro. Non ho segreti,  mi alleno tutto l’anno, ho ridotto le vacanze a dieci giorni e quando mi chiamano per una gara mi faccio trovare sempre pronto. Una cosa di cui vado fiero. È sempre stato il mio sogno vestire la maglia rosa e ora che ce l’ho addosso mi sembra una strana sensazione». Di sogno in sogno, l’altro è in un cassetto della sua cucina: «Mi vengono bene i risotti – confessa – e il giorno che avrò smesso di correre mi piacerebbe fare il cuoco di una squadra di ciclismo». Ma c’è tempo. Domani si risposa e poi si ricomincia. Il Brambilla riparte in rosa, là davanti per un secondo. Sufficiente per continuare a sognare…

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