??????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Da oggi Venezia è un po’ diversa. Non è più solo la più bella città del mondo , la città di Piazza San Marco, delle gondole, delle regate storiche, dei turisti che la invadono ogni giorno, delle grandi navi che attraccano in porto, dell’acqua alta e si potrebbero aggiungere mille altre cose. Da oggi, in realtà da ieri, Venezia è diventata anche la città del triathlon. Quello lungo, lunghissimo quello completo dei 3 chilometri e passa di nuoto, dei 180 in bici e della maratona alla fine. “Full” si scrive in inglese, la lingua ufficiale dei sue marchi del triathlon lungo che dominano un mercato che di anno in anno migliora numeri e business. Una scommessa vinta praticamente ovunque nelle grandi città europee e mondiali e che da noi comincia adesso. Il circuito Ironman ci ha provato, poi ripensandoci in attesa di certezze differenti,  a Roma,  il Challenge invece ha preso il coraggio a due mani ed è partito già forte di un’esperienza riminese che in questi anni è diventata un punto di riferimento nel calendario del triathlon internazionale. E dove proporre un full se non a Venezia? Se si doveva cominciare bisognava farlo alla grande in una città che nel mondo non ha bisogno di presentazioni. Ma non era semplice. Organizzare una gara così in una città così è sempre pericoloso perchè comunque hai i riflettori puntati addosso: se va bene hai fatto semplicemente  ciò che andava fatto, se va male  finisci in croce. E Matteo Gerevini,  che si è preso la briga di allestire l’evento, lo sapeva bene. Sapeva bene che il suo lavoro sarebbe stato analizzato, giudicato, messo sotto una lente di ingrandimento. Mesi fa, tanto per cominciare, quando il Challenge Venice venne annunciato, la prima critica fu quella che in realtà non si si sarebbe trattato un full a Venezia. Troppo distante il cuore della gara da Canal Grande, troppo lontane le zone cambio, Venezia troppo sullo sfondo. In realtà la storia recentissima di ieri è lì a dimostrare, se ce ne fosse stato bisogno, che il Challenge Venice è il Challenge di Venezia senza nessun dubbio. E già il fatto che il sindaco Luigi Brugnaro nei giorni prima della gara lo abbia sposato senza esitazioni è un indizio importante. Venezia c’è nella frazione di nuoto perchè l’emozione di partire dall’Università di Ca’ Foscari, di camminare la mattina all’alba tra calli e vicoletti, di tuffarsi nei canali,  è assolutamente impagabile. Pochi possono permettersi un via così intenso, così coinvolgente, così magico. Certo c’è poi la furbizia di chi organizza a rendere tutto più speciale perchè una partenza sulle note pucciniane del “Nessun dorma” davvero non ha prezzo. Ci sta. Venezia quindi. Venezia che è sempre presente in questo Challenge che ha i sapori della laguna ma anche dell’entroterra di un Veneto che ieri ha fatto vedere di cosa è capace quando bisogna essere ospitali. E allora applausi ha chi ha deciso di schierare gli alpini ai ristori. Fantastici, come solo gli alpini sanno essere, nella loro storia che li fa valore aggiunto di un Paese che quando ha bisogno sa che su di loro può contare. Così il Challenge ha vissuto di certezze. In una frazione bici bella, impegnativa, tecnica ma soprattutto sicura. Strade chiuse completamente al traffico grazie alla protezione civile e non solo. Incroci presidiati come vanno presidiati, staffette in moto di radiocorsa e della polizia stradale e segnaletica puntuale. Come dovrebbe sempre essere. Poi c’era la maratona. “Una maratona tutta in un parco sarà un caos…” si vociferava alla vigilia. E invece no. Anche gli scettici si sono dovuti ricredere. I cinque giri da 8 chilometri e rotti sono stati gestiti con un perizia che ha reso Parco San Giuliano degno di un mondiale di cross. Fettucce ovunque, ovunque servissse, ottima la segnaletica dei giri e dei chilometri percorsi, rifornimenti precisi. C’era poi il dubbio che in un parco così grande l’evento sparisse. Che la prima edizione del Challenge non riuscisse, per così dire, a riempirlo come meritava dando così una sensazione di un evento poco partecipato e poco riuscito. Non è stato. Le festa di Parco san Giuliano ieri è stata una bella festa di sport con il piacere di chi applaudiva di seguire gli atleti  su tutto il percorso e con  il piacere degli atleti di avere sempre gente intorno ad incitarli.  Venezia quindi chiude il sipario su Challenge con una bella responsabilità: mantenere la prossima edizione sugli stessi standard organizzativi adattandoli però ad un numero di partecipanti che saranno sicuramente di più degli 800 partiti ieri. “In questa edizione in quattro mesi ho perso quattro chili e qualche mese di vita….” rispondeva ieri Matteo Gerevini scherzando con chi andava a complimentarsi. Si metta il cuore in pace…Per la seconda edizione del Challenge Venice sarà sicuramente peggio.

FOTO: Manuel Silvestri

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