Tamberi rockstar, ma non esageri
Gianmarco Tamberi è come una “rockstar”, scrive la Gazza santificando giustamente il suoi salti d’oro all’europeo olandese. L’azzurro è’ il personaggio del momento, ma è chiaro che è molto di più. Il marchigiano volante è una boccata d’ossigeno e di aria pura per l’atletica azzurra alla vigilia di Rio, dove, facendo tutti gli scongiuri del mondo, potrebbe anche regalarci una medaglia. E’ giovane, bello, intelligente, fresco e soprattutto fortissimo capace, come ha promesso dopo la vittoria ad Amsterdam, di saltare ben oltre quel 2.32 che lo porta sul trono d’Europa ma a cui deve aggiungere centimetri per coltivare i suo sogno olimpico. Ma c’è anche sostanza: non ha paura ha prendere posizioni anche scomode, come la recente polemica sul doping e sull’etica della maglia azzurra con Alex Schwazer. Ha detto ciò che pensava senza peli sulla lingua e si è fatto anche qualche nemico. Ma ci sta: a 24 anni la vita va presa di petto e lui lo fa in modo incondizionato. Piace per quello. Così i suoi siparietti da tennista, da golfista dopo ogni salto vincente sono diventati già moda. Così le sue smorfie, così la sua barba tagliata a metà è diventata già il look di tanti adolescenti che hanno bisogno di modelli positivi da imitare. E Tamberi è tutto ciò, una pepita d’oro per il movimento azzurro che arriva proprio nel momento in cui serviva di più. Ma c’è un però e soprattutto c’è un rischio a tutta questa passione che ricorda tanto il tifo delle curve pallonare e i deliri delle adolescenti nelle piazze in attesa delle propri idoli da hit parade. Che si esageri un po’. Che Tamberi esageri un po’. Ben vengano tutti i tic, le esplosioni di gioia, le mezze rasature, i codini, i riti scaramantici da ripetere prima e dopo ogni salto ma bisogna sempre ricordarsi che nella vita e nello sport ci deve essere una misura quando si esulta e quando ci si dispera perchè si è perso. Non perchè le passioni vanno represse o per una superata abitudine borghese che impone il bon ton. La misura serve perchè ricorda a tutti che non è una banalità ciò che si sta facendo. Non si salta in alto, si vola in lungo senza fatica e applicazione. Dietro un 2,32 (e si spera presto un 2.40) ci sono anni, mesi e giorni di lavoro durissimo, di sacrifici, di rinunce che rischiano di passare in secondo piano, spazzate via da un paio di siparietti e da una barba fatta a metà. E sarebbe un peccato….