Fabian: “Rio? Magia olimpica”
Ventotto anni sono l’età giusta per andare a un’olimpiade. Soprattutto nel triathlon. Anche ventiquattro e forse anche trentadue, dipende dalla voglia, dai sogni che uno ha. Forse anche dal destino. Dipende da tante cose e forse anche da come andrà il 18 agosto quando Alessandro Fabian si tufferà nelle acque di Copacabana. Che restano quelle dell’Oceano. Ventotto anni sono l’età giusta per credere che i Giochi non siano fatti, anche se vincere è quasi impossibile, anche se il podio resta un’impresa, anche se per andare a prendersi una medaglia bisognerà fare la gara della vita. Ma a ventotto anni c’è la tranquillità di chi non è più un ragazzino e sa di aver fatto tutto quello che c’era da fare: “Sì, certo mi sento abbastanza tranquillo- spiega il carabiniere azzurro- Anzi, rispetto a Londra mi sento anche molto più sereno forse perchè sono più consapevole. Quattro anni in più qualcosa vorranno pur dire…”. A Londra Fabian arrivò decimo. Top ten. Miglior risultato di sempre nel trithlon per un azzurro ai Giochi. Non male visto con chi doveva fare i conti che poi più o meno sono gli stessi di oggi. Non male per un campione che da anni ormai è in quel giro lì, aggrappato ai migliori, a provare a giocarsela, a cercare una giornata speciale che sente che prima o poi deve arrivare. E se arrivasse proprio a Rio sarebbe davvero un bel regalo per tutti. Per chi lo ha allenato, per chi ha avuto la pazienza di aspettarlo, per chi lo vede partire e ripartire, per chi ci ha sempre creduto. Ma soprattutto per lui che in questi anni all’olimpiade ci ha pensato e ripensato. Quando le gare andavano bene, quando andavano male, quando lo hanno messo in discussione. Quando sembrava di esserci e quando invece bisognava ripartire: ” Cosa mi aspetto da Rio? – racconta- Mi aspetto innanzitutto di divertirmi perchè si può gareggiare ovunque nel mondo ma quella olimpica resta un gara speciale. E allora te la devi godere, te la devi gustare fino all’ultimo metro. Perchè un po’ te lo meriti, perchè è il regalo che ti devi fare dopo un lavoro durato quattro anni, dopo la fatica, le rinunce. Il giorno della gara olimpica è una magia a cui non ti abitui mai. Al mondiale ti abitui a un’olimpiade non ti abitui mai…”. C’è una storia che conferma che è così. L’Olimpiade vale una vita per chi ci va e per chi sogna di andarci. Ma quando ci sei dentro quell’emozione non la cancelli più: “Non pensi che una medaglia possa cambiarti la vita- spiega Fabian– Semmai ci pensi dopo. Pensi a vivere un’esperienza che hai aspettato per quattro anni e magari non ti capita più…”. E’ l’attesa che rende grandi le cose. Che ti fa sentire parte di un evento, di una sfida di una, squadra: ” Vivere e condividere l’attesa di una sfida olimpica è ‘un’emozione che non si può spiegare- racconta – Sei nel villaggio olimpico, con tantissimi altri atleti, campioni che anche se non fanno il tuo stesso sport però lo capiscono, vanno nella stessa direzione…”. Il 18 agosto alle 11 del mattino, quando in Italia saranno le 4 del pomeriggio, Fabian con altri 54 triatleti si tufferà nelle acque dell’Oceano per cominciare la sue seconda olimpiade: “Non sarà una gara facile- spiega- Abbiamo già testato il percorso con con gli altri ragazzi della nazionale ed è un tracciato che farà tantissima selezione. Già molto dipenderà dalle condizioni del mare perchè, se c’è onda, nuotare in Oceano non è semplice per nessuno”. Poi la bici. Quaranta chilometri duri , con un paio di salite una più tosta dell’altra che probabilmente decideranno la gara: “Sì, può essere- spiega Fabian– Credo che alla fine su un tracciato così saranno penalizzati quelli che puntano tutto sulla corsa…”. Previsioni non se ne fanno. Non se ne fanno mai, perchè gli atleti anche se hanno lo sguardo vivace e il sorriso guascone, sono tutti scaramantici: “Spero vada meglio di Londra…” taglia corto l’azzurro. Dopodichè si vedrà. Si vedranno tante cose: “Cosa faro dopo? Non lo so, me lo chiedono in tanti. Vorrei tornare un po’ a vivere e ho due o tre progetti in testa sempre legati al triathlon. Le lunghe distanze? No, se continuo, continuo con l’olimpico…” Perchè ventotto anni sono l’età giusta per andare ad un’olimpiade ma anche quella per prendere un’altra strada. Però è presto per parlarne. Ci sono i Giochi. E i Giochi non sono fatti…