Il giorno di Fausto
Bartali e Coppi, un’Italia divisa in due. Romantica, patriottica, povera ma ricca, con la voglia di tifare, di applaudire e di sognare. Bartali e Coppi o Coppi e Bartali poco cambia. Anzi quasi nulla per un popolo innamorato del ciclismo e di una storia che non c’è più ma resta. Eccome se resta. Bartali e Coppi ma oggi soprattutto Coppi volato via 57 anni fa. E oggi si celebra. A Castellania, dove in primavera partirà un tappa del Giro che compie cent’anni e che fa bene e rciordarlo. A Castellania nell’Alessandrino in un rito che si rinnova anno dopo anno. Sicuramente per sempre, perchè l’Airone ha chiuso le ali ma continua a volare nella testa e negli occhi di chi lo ha visto pedalare o lo ha conosciuto solo nei racconti. A Castellania nella sua casa-museo, con le sue bici, con le immagini in bianco e nero che esaltano facce antiche e muscoli antichi. A Castellania il 2 gennaio è il giorno di Fausto che non c’è più ma ci sarà per sempre, in un pellegrinaggio che sa di festa, di passione e di un ciclismo che non ha tempo. Con un uomo solo al comando…
…La struttura morfologica di Coppi, se permettete, sembra un’invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta. Coppi in azione non è più un uomo, del quale trascende sempre i limiti comuni. Coppi inarcato sul manubrio è un congegno superiore, una macchina di carne e ossa che stentiamo a riconoscerci simile. Allora persino i suoi capelli che il vento relativo scompiglia, paiono esservi per un fine preciso: indicare la folle incontenibile vibrazione del moto.
Il volto affilato e nervoso è un completamento della dinamica meravigliosa cui pure obbedisce il torace a carena. Le braccia sono due aleroni d’attacco. Non altro. Dalle reni ampie e falcate, dalle anche robuste si partono i muscoli che conferiscono alle gambe di Coppi quell’aspetto di leve disumane. Nel giro uniforme della pedalata, questi muscoli schioccano come elastici or tesi or rilassati con arte sagace e il brillio dei raggi, nelle due ruote, entra per la sua parte a creare uno spettacolo di meccanica facilità e di umana vigoria che conquista.
Allorché agile procede sul piano, l’abusata immagine della locomotiva che avanza per alternarsi di bielle in rotazione ti viene imposta da Coppi. Allorché, dondolando ritmicamente sui pedali, si attacca ad una salita e tu vedi Coppi al di là di ogni umano limite rinnovare l’antica bellezza dei miti più non osi guardarlo se solo pensi che egli è, come te, uomo. Più non osi per non sentirti a petto suo, troppo meschino. E allora pensi spontaneo esaltarlo come un fenomeno unico dello sport: ed esaltarti in lui che, grandissimo e ineguagliabile campione, è almeno, come te, italiano.
GIANNI BRERA