unnamed (14)C’è chi alla Dds di Settimo Milanese ci ha fatto crescere i figli. E poi i figli hanno fatto crescere altri figli e via così. Come a casa, come in famiglia e infatti si dice che chi si tuffa nelle piscine delle «rane rosse» poi faccia fatica a uscire dall’acqua. Ed è un po’ il segreto di un’avventura cominciata quarant’anni fa, costruita intorno alla passione di Remo Sacchi, che nell’autunno del 1974 nella periferia di Settimo Milanese guardando un campo avvolto nella nebbia tra un distributore e un’anguriera capì che lì avrebbe realizzato il suo sogno. Un centro del nuoto capace di far crescere i campioni ma soprattutto capace di allargare i confini di uno sport che doveva coinvolgere, bambini, scuole, anziani. E così fu. Grazie al coraggio ma anche un po’ al caso, perchè poi le grandi storie pagano sempre un piccolo tributo al destino. Perchè il Comune di Milano non diede il via libera dietro via Mac Mahon e Sacchi «emigrò» nell’hinterland dove oggi l’impianto Dds è una vera e propria cattedrale di Sport. Quarant’anni per una grande storia già scritta ma che non è per niente finita, raccolta in un libro di Martina Folco Zambelli («Dds, 40 anni di sucessi») dedicato a Bianca, la moglie di Remo Sacchi, protagonista discreta di questa avventura, istruttrice-bagnina-segretaria e mamma che con una 500 gialla andava e tornava con i figli Marzia e Luca con tanto sonno addosso e con i sogni da campioni. Un libro che racconta cos’era e cosa è diventato oggi il centro sportivo Dimensione dello Sport. «Non c’è bambino di Settimo che non abbia messo piede in Dds- racconta il sindaco Sara Santagostino– Per noi è un punto di riferimento, un centro di servizi, valore aggiunto per il territorio». Un libro che racconta i campioni, le medaglie, le storie di chi è passato di qui, di chi ha cominciato, di chi è tornato e di chi qui ha anche trovato lavoro. Un collage di storie e di immagini ripescate in un archivio infinito che attraversa decenni e generazioni. «Credo che la nostra forza sia stata quella di creare in uno sport individuale come il nuoto la mentalità di una squadra- racconta Remo Sacchi- Noi siamo sempre stati una squadra. Siamo una famiglia in tutto ciò che facciamo e infatti chiunque passi di qui poi spesso torna, ci porta i figli, resta coinvolto. La rana rossa quasi sempre ti resta dentro. Dai campionati, alle maglie, agli adesivi, dai genitori che seguono trasferte e vengono a fare il tifo c’è un senso d’appartenenza che è nel nostro Dna». E anche se il nuoto cambia, se lo sport cambia, se competere con i gruppi militari è sempre più difficile “Remo” resta il punto fermo intorno a cui gira tutto. Gira e si trasforma. Una piscina diventano due, nascono campi da calcetto, da tennis, nasce un centro fitness, una palestra e al nuoto si aggiungono l’aquagym, l’acquafitness, il sincronizzato, i corsi per le mamme in attesa e quelli per i bimbi appena nati, per le scuole, per i nonni che vogliono tenersi in forma. Tutto o quasi. E poi il triathlon, altro fiore all’occhiello di una gruppo che partecipa ma che nel Dna ha la voglia di vincere. E così ai tanti titoli a squadre del nuoto, alla decine di atleti che hanno conquistato il pass olimpico, alle medaglie, al bronzo olimpico di Luca Sacchi nel 1992 a i Giochi di Barcellona nei 400misti, a Federica Pellegrinii, Lele Merisi, Cecilia Vianini, Manu Dalla Valle, Matteo Pelliciari e Alessandro Calvi si aggiungono altri campioni che nuotano ma poi pedalano e corrono. E sono altri titoli, altri Giochi olimpicie elatre medaglie trascinati da Daniel Fontana il primo azzurro a vincere un Ironman in Messico tre anni fa, da Ivan Risti, Silvia Geminiani, Betrice Lanza, Matejia Simic e Luciano Taccone. Un sogno che continua e che deve continuare. Perchè come ripete sempre Remo Sacchi: «Io non sopporto chi non sa sognare…»

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