colnag1colnag2colnag3Mai fatto il Lissolo, prima volta. Così è un attimo sbagliar strada.  Basta mettere i piedi a terra perche ti scende la catena e il gruppo che avevi davanti va, non lo prendi più. E’ un attimo sbagliar strada perchè la svolta secca a destra quando la salita spiana un po’ si può anche non vedere. Più logico andar dritto, più facile pensare che si debba continuare in discesa. Così’ si picchia giù per qualche centinaio di metri, si passano un paio di case, un cantiere con un paio di operai che stanno rifacendo un tetto e si ricominica a salire dall’altra parte. Piano con la strada che si stringe sempre di più e che ti porta dove non c’è anima viva se non un paio di cani che stanno decidendo se aspettarti là i in fondo dove sono o se venirti incontro. Così  ti viene il dubbio che gli altri, quelli che stavano provando le nuove V2R della Colnago in un test sulle vie dolci della Brianza siano andati da un  altra parte. Da tutt’altra parte.  Che fine ha fatto Paolo Savoldelli? E Marco Saligari? E  i due Simoni,  Petilli e Consonni freschi professionisti della Uae Abu Dhabi di Saronni dove mai saranno spariti? Cerchi le maglie bianche col simbolo stilizzato del trifoglio che per un giorno hanno fatto squadra insieme, cerchi l’ammiraglia della Uae che potrebbe darti una mano, cerchi Andrea De Luca che era dietro di te ma si è fermato a Colle Brianza, cerchi gli altri colleghi inglesi, tedeschi, francesi ma non c’è più anima viva. Capita di sbagliare strada. Ed è una seccatura. Perchè nel tornare indietro le discese si capovolgono e quei metri che ti avevano dato sollievo aggiungono  una dose supplementare di sofferenza.  Fatica su fatica ma poi passa. Colle Brianza, Sirtori, Lissolo un pezzetto di storia delle classiche lombarde che stamattina sono teatro di un test per l’ultima nata di casa Colnago. Un bolide monoscocca in carbonio, evoluzione  della V1R, con nuove fibre che arrivano a pesare  835 grammi per una taglia media, alcuni dettagli meccanici completamente  rivisti come gli innesti dei freni che permettono di utilizzare copertoni di dimensioni maggiori fino al 28,  il collarino del reggisella integrato nel tubo orizzontale, un solo passaggio per tutti i cavi sul tubo obliquo, la geometria del telaio ridisegnata con l’aumento dei valori di rigidità laterale, sul movimento centrale e del tubo dello sterzo. La sintesi, come al solito senza troppi giri di parole,  l’aveva fatta lo stesso Ernesto Colnago ieri in azienda dopo aver tolto il telo rosso che la copriva: «Rispetto alla precedente- aveva spiegato- questo telaio è più rigido e dà maggior brillantezza alla bici”. E oggi si pedala. Prima in gruppo, zigzagando nel traffico della Brianza che nelle prime ore del mattino si mette in coda per andare a lavoro, e poi sui saliscendi di un entroterra che è patria di ciclisti. Che incroci e ti guardano curiosi perchè cercano di capire chi sei,  dove vai,  perchè tutti con le maglie uguali e con un paio di ammiraglie al seguito.  Qualcuno saluta e qualcun altro si mette a ruota. Quella di Savoldelli magari. Perchè il Falco è ancora il Falco anche se ormai in discesa tira i freni. Ma a uno che ha vinto due Giri d’Italia  bastano due pedalate per fare il vuoto, per farti ricordare che lui è stato anche al Tour e tu fai un altro mestiere. Che se non vuoi andar fuori giri lo devi lasciare andare. Poi sbagli anche strada e lo ritrovi sul Lissolo: ” Io questa l’ho fatta in gara ma sinceramente non mi sono neppure accorto della svolta a destra, seguivo la moto…A quanto salivo? Non ricordo, comunque col 53…”

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