Granfondo Soave Kask: in mtb ma anche “gravel”
A diciott’anni si diventa grandi e si festeggia. Magari con un buon bicchiere che qui non manca. Così a Soave, borgo medioevale un tiro di schioppo dall’uscita della A4 dove fa coppia con San Bonifacio, si fa presto ad alzare i calici per rendere onore ad una granfondo che una volta era solo una gara di mountainbike e ora è un evento che in un weekend porta da queste parti migliaia di appassionati di sport. C’erano una volta le ruote grasse e ci sono ancora ma tra gli sterrati delle valli dove si vinificano Durello, Valpolicella e Soave (appunto) ora s’avanzano anche le “gravel”, nuova frontiera di un lento pedalare che fa fatica uguale ma un po’ se la gode osservando e assaporando un mondo che, chi lotta per il podio, spesso ignora. Due pianeti e due gare. Che come spiega il sindaco di Soave Gaetano Tebaldi presentando la Granfondo Kask 2018 che si correrà sabato 26 e domenica 27 maggio ” Qui si incontrano in un evento che negli anni è cresciuto e ora è lo strumento perfetto per promuovere il nostro territorio…”. Nella sala delle udienze del Tribunale, un gioiello del 1300 dove un tempo si amministrava la giustizia e dove il tempo sembra essersi fermato, si toglie il velo alla nuova storia di una gara che dai 300 coraggiosi della prima volta è arrivata ai 1500 dell’ultima edizione. Una crescita a denominazione di origine controllata, come il vino di queste zone, “Perchè vogliamo garantire a tutti quelli che arrivano un’ assistenza adeguata- spiega Guido Guariento- presidente del Gruppo Ciclisti Soave- Vogliamo che chi viene a correre da noi stia bene e si diverta”. Avanti adagio, con saggezza. Come in salita. Come nel nuovo percorso, ogni volta aggiustato, migliorato, adeguato…”Qualcuno si lamentava perchè la Soave era troppo veloce- spiega Guariento- E allora l’abbiamo resa un po’ più dura. E adesso nessuno si lamenta più…”. Cinquanta chilometri con quattro salite per 1600 metri di dislivello, con pendenze che vanno da 15 fino al 18 per cento del monte Garzon che sulla cima ha una croce che qui raccontano protegga i ciclisti che hanno la forza di arrivare fin lassù. Quattro salite tra castelli, vigneti, torri antiche, cipressi e ciliegi che nei giorni della gara saranno “carichi” e pronti a tentare chi ci pedala a tiro. E poi le discese, tecniche quanto basta e quanto serve, difficili e toste come come la pietraia a pochi chilometri dall’arrivo che da queste parti chiamano “l’inferno di pietra” che ti toglie il fiato e ti indolenzisce le braccia. “Questa gara è tutt’uno con il territorio- spiega Ylenia Battistello, brand manager di Kask che da un paio di anni ha scommesso su Soave- E mi piace citare il Fai quando invita a prendersene cura, a vigliare e ad educare. La nostra collaborazione con la granfonfo nasce anche da questo che è un po’ la filosofia che muove la nostra attività legata a una produzione tutta italiana…”. Mountainbike ma da quest’anno anche qualcos’altro. La Soave Kask raddoppia con una sfida “gravel” che proverà , nella vigilia di sabato, a coinvolgere tutti quelli che hanno voglia di pedalare. “Non è una gara- spiegano subito gli organizzatori- saranno un centinaio di chilometri dove si potrà pedalare come si vuole alla scoperta di un territorio che ha molto da mostrare e non solo dal punto di vista naturalistico. Da Soave a Soave passando dai luoghi storici di Verona, pedalando sulle rive dell’Adige e sulla “lasagna” la strada con una linea di basalto scavata nel tufo dagli austroungarici per andare dalla città alle fortezze camminando senza essere visti…”. Il via alla francese, partenza libera e arrivo libero. Poi in alto i calici: qui si può fare…