Il Giro, la crono e la solitudine del ciclista
Piove ma al Giro c’è la crono e Primoz Roglic non perdona, Vincenzo Nibali “resiste” e Valerio Conti resta in rosa. Il resto è letteratura di lancette, minuti, decimi e secondi. Con un po’ della loro spocchia per i francesi la cronometro è la corsa contre la montre… Vuoi mettere? Magia di una lingua elegante che i “cugini” si coccolano come le loro tradizioni che rendono ogni cosa più affascinante. Anche se poi non cambia nulla. Da Besancon ad Avignone, da Trento a Rovereto o da Riccione a San Marino in qualsiasi modo la si chiami la crono resta la crono. E cioè una delle gare più tecniche, difficili e affascinanti del ciclismo. Te li godi i ciclisti a cronometro. Nel loro pedalare c’è lo stile, la potenza, l’eleganza, la compostezza. C’è l’anima…C’è poco da inventare. Non ci sono scie o strategie. Non c’è tattica nè squadra. Tutti contro tutti ma soprattutto contro se stessi. Perchè distrarsi è un attimo e mollare pure. E invece bisogna restare concentrati sullo sforzo massimo, capire fino a che punto si può continuare ad osare. E per 30, 40 50 chilometri non è semplice. Anche perchè bisogna spingere, stare corretti in sella, non scomporsi, non sbagliare traiettorie, pedalare il più rotondo possibile, riuscire a respirare al meglio anche se i polmoni sono compressi perchè si sta con la pancia parallela alla canna. E basta guardarli in faccia Roglic, Nibali, Conti, Campenaerts tutti con lo stesso sguardo perso nel vuoto. Zuppi, inespressivi, senza una smorfia, quasi assenti. E invece no. Quando stai facendo la tua crono pensi solo a quello. E’ un rovello. Fissi davanti a te la moto che ti indica dove andare, la riga bianca della mezzeria, cerchi di starci dentro con la tua ruota per non fare un centimetro in più, fissi i marciapiedi, le transenne. E vai. Pensando che stai andando forte, piano, che stai perdendo, guadagnando, che può bastare o che non basterà…L’avversario c’è ma non c’è. Ed è peggio, è più insidioso, ti sfinisce. Perchè su una salita lo vedi, lo segui se ce la fai lo stacchi oppure provi ad incollarti alla sua ruota fissando lo sguardo sulle ganasce dei suoi freni, sul mozzo senza pensare a nulla. Cancelli i pensieri e cancelli metà della fatica. Ma nella crono no. Non puoi mai staccare. C’è sempre il dubbio. E un po’ ti consuma.