btdTrentatremila borracce in una stagione. Tante ne usa la Bahrein Merida, ma tante più o meno ne usano anche gli altri team. Bancali su bancali. Le ammiraglie le regalano, i corridori  le gettano prima della volata (anche se da quest’anno non si può più fare) i tifosi le raccolgono e se le litigano come cimeli da conservare.  “Le bidon” la chiamano al Tour ma poco cambia perchè  nelle borracce c’è la storia di uno sport che se le è passate di mano. Una volta quelle di alluminio, poi in plastica oggi e domani in materiali biodegradabili o riciclabili che forse è solo marketing però ha tutto un altro appeal.  Anche se a chiamarla borraccia sembra un po’ di disprezzarla…come la boccaccia, la nottataccia e tante parole che finiscono così. Ma la borraccia su un bici da corsa non serve solo a tenere dentro l’acqua. A cominciare da quella che Bartali passò a Coppi dentro la borraccia c’è la storia del ciclismo. C’è il senso di questo sport. “Non importa se fu Fausto che la diede Gino o il contrario perchè in realtà non si è mai capito- ricordava sempre Alfredo Martini– Il significato di quel gesto è un altro. E sta lì a testimoniare la grandezza del ciclismo che è uno sport dove un atleta, a costo di giocarsi una vittoria, se vede il suo avversario in difficoltà lo aiuta…”. Ma dentro una borraccia ci stanno anche tante altre cose. Ci sono borracce grandi, piccole, con il tappo a pressione, che si avvita, più morbide o più dure. Ma soprattutto ci sono le borracce delle squadre ufficiali.  Bianchi, Liquigas, Mapei, Banesto, Enervit, Gatorade…Una lista infinita che si perde nei tempi. Colorata e griffata. La maggiorparte dei ciclisti non le sceglie a caso. Le abbina ai colori della bici. Come un paio di scarpe quando ci si veste a festa. Ed è una cosa da fissati come in genere è “fissato” chi pedala anche solo per passione. Così ti spieghi perchè quando passa il Giro e vedi i “pro” che le buttano via  per stare più leggeri un po’ ti si stringe il cuore. Però non “muoiono”, c’è sempre qualcuno pronto a raccoglierle, a ridar loro vita facendole diventare un piccolo trofeo da conservare e collezionare. Così ti spieghi come mai in garage, vicino ai caschi della tua bici ce ne sono una cinquantina. Ognuna ha una sua storia e guai a toccarle…