Sulle strade si muore e ci si indigna anche se ormai serve poco o nulla. Muoiono soprattutto pedoni e ciclisti e pare che tutti se ne accorgano solo ora, dopo che un paio di giorni fa a Roma un’auto  guidata da un ragazzo positivo all’alcol e alla droga che passava con il verde in una strada dove non si poteva attraversare ha travolto ed ucciso due ragazze di sedici anni. Tante colpe, una tragedia per tutti.  Pedoni, ciclisti, motociclisti è quasi una strage. Secondo i dati Aci-Istat infatti nel 2018 sono stati 609 i pedoni che hanno perso la vita con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente questo a fronte di un calo generale dell’1,6% dei morti, 3.325 nel 2018. È drammatico il dato per fasce di età: quella compresa tra 15 e 19 anni ha subito un incremento di ben il 25,4% con 178 adolescenti uccisi nel 2018. Si tratta del balzo in avanti percentuale più consistente delle 20 fasce di età prese in considerazione dall’istituto di statistica. Considerando invece il tasso di mortalità nelle strade italiane il numero è di 55 vittime ogni milione di abitanti a fronte di una media europea di 49. Che fare? In questi giorni , finanziati dal governo, stanno passando in radio una serie di spot che invitano alla guida responsabile e al rispetto delle regole. Serve ma non basta. Perchè ormai le normative vanno riviste e  soprattutto vanno fatte rispettare. Vanno ridiscusse le regole d’ingaggio sul rispetto dei limiti di velocità, sulle distanze da tenere in strada, sull’uso del telefonino alla guida magari coinvolgendo produttori di smartphone per far sì che nell’abitacolo delle auto funzionino solo col vivavoce. Insomma è il tempo di fare altrimenti è inutile continuare ad indignarsi.