«L’Italia si presenta con otto proposte ma anche grandi qualità organizzative, un protocollo sanitario molto attrezzato e quindi credo che ci possano essere tutte le condizioni per organizzare il Mondiale 2020 in Italia». Così Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo italiana e vicepresidente dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), in merito ad una possibile assegnazione del Campionato mondiale di fine settembre ad una delle otto località italiane interessate. L’ottimismo è il profuma della vita si usa dire e quindi ben venga  la candidatura lanciata dalla Federazione italiana. Ma il “forse” pare d’obbligo. La curva dei contagi è sensibilmente tornata a salire in Italioa ma ancor più in Paesi come Francia e Spagna quindi si torna a ragionare a brevisssimo termine purtroppo. I mondiali di ciclismo in calendario dal 20 al 27 settembre a martigny in Svizzera sono stati annullati per restrizioni sulle manifestazioni sportive imposte dalle autorità elvetiche. Ora l’Uci sta cercando una nuova sede che dovrà essere decisa non oltre l’1 settembre. L’Italia pare essere avvantaggiata. Si sono proposti gli organizzatori dell’autodromo di Imola – la kermesse iridata si svolse nel 1968 – sfruttando infrastrutture già in gran parte esistenti ma anche Varese, Barolo (Piemonte), Firenze con Montecatini, quindi le colline del Mugello, Valdera sempre in Toscana, la zona di Olbia in Sardegna e il Friuli (San Daniele). Ci sono candidature anche da Spagna  dove però la situazione dei contagi è drammatica, Belgio  dove il prossimo anno il mondiale è previsto nelle Fiandre, Olanda e Polonia. La settimana prossima ci sarà un sopralluogo dell’Uci anche per garantire il circuito che si avvicini il più possibile a quello che era previsto in Svizzera. Poi si vedrà. Ma non dipende solo dagli ispettori dell’Unione ciclistica purtroppo…