«L’impresa di questo Giro d’Italia è quella di arrivare a Milano…» spiegava pochi giorni fa ad Asti il presidente di Rcs Urbano Cairo. E in effetti non è stato un cammino facile. Uno slalom tra bolle, contagi, tamponi, ritiri, polemiche, tappe contestate e accorciate non ci si è fatti mancare nulla. E domani in quindici chilometri di cronometro, da Cernusco a piazza Duomo si deciderà tutto, si deciderà l’edizione numero 103 che, comunque vada entrerà nella storia. Un Giro strano, bello e tormentato, e forse proprio per questo  ancor più da rispettare, corso in ottobre come non era mai successo. Così come non era mai successo che alla vigilia dell’ultima cronometro due ciclisti, sui cui forse nessuno avrebbe scommesso un centesimo alla partenza, oggi partiranno per l’ultima tappa con lo stesso tempo in classifica. Sarà un testa a testa fra la maglia rosa, il giovane australiano della Sunweb Jai Hindley e il britannico Tao Geoghegan Hart, alfiere inaspettato del team Ineos, che oggi ha vinto la ventesima tappa  arrivata al Sestriere. Un’ultima sfida da «spalti gremiti», una pedalata da folla alle transenne che però, con l’emergenza coronavirus e con i contagi che a Milano continuano a salire, dovrà per forza maggiore essere «blindata» a cominciare dall’arrivo di piazza Duomo. Così per adeguarsi all’emergenza sanitaria da più parti è arrivato l’invito agli appassionati a non andare lungo il percorso lo ha detto e ripetuto il prefetto Renato Saccone, lo ha detto e ripetuto il patron Mauro Vegni, lo ha detto e ripetuto Alessandra De Stefano al Processo rilanciando, come si usa oggi, l’hashtag #Stateacasa e #Girointv. E come se non bastasse negli ultimi chilometri, quando i corridori entreranno in città, il percorso sarà oscurato da pannelli alti un paio di metri che impediranno di vederli. E ci mancava solo un Giro oscurato per cancellare l’ultima, piccola, emozione rimasta…