Maradona è “mille culure…” anche alla Bovisa o al Giambellino
Ristorante con pizza, ovviamente napoletana. Ma questo è un dettaglio anche a Porta Romana, alla Bovisa o al Giambellino. A Milano, insomma. La città dei che va veloce, anche se ora è ferma ai box, la città col cuore in mano, della moda e dei “bauscia”, di Milan e Inter ma soprattutto di quel Milan che vent’anni fa al San Paolo con un 3 a 2 tolse dalla maglie degli azzurri uno scudetto già vinto e se ne tornò a casa con un applauso del San Paolo che fece venre i brividi e spiego a tutti come Napoli e i napoletani intendevano lo sport. . Ristorante con pizza si diceva. Con la serranda abbassata e questo purtroppo un dettaglio non è perchè il virus ha messo in ginocchio troppa gente e di solo asporto non si vive e forse neppure si sopravvive. Ma se il cuore duole perchè gli affari non vanno ora «sanguina» perchè senza Diego sarà più difficile non pensarci e magari sognare. E allora su quella serranda appare un enorme ritratto del «Diez», con la maglia del Napoli, la fascia di capitano, con una corona di fiori e la prima pagina di un quotidiano sportivo a ricordare che non c’è più ma vivrà per sempre. Diego Armando Maradona per chi lo ha amato, per chi non lo poteva sopportare, per chi vive di calcio e per chi il calcio non sa neppure cosa sia è un atto di fede. Non un calciatore ma un Dio sporco, uno ed uno solo. Ed è ciò che resterà per chi lo piangerà, perchè con lui se ne va un secolo e una gioventù, e per chi non lo piangerà che dovrà farsene una ragione. Un gigante consegnato alla storia dal popolo, dal suo popolo, un artista inarrivabile che, come ha scritto Vittorio Sgarbi, vale Caravaggio di cui non si può giudicare una vita che è già leggenda e va al di là del Bene e del Male. Ciò che resta di Maradona è ciò che si vede in queste ore, un omaggio infinito e spontaneo della gente che grazie a lui ha trovato gioia, riscatto e dignità, che l’ha sempre sentito dalla sua parte senza moralismi e senza giudicare la sua vita, i suoi errori, la sua dannazione. Un omaggio commosso e straziante che va al di là degli scudetti di cui ancora restano i segni nei Quartieri spagnoli di Napoli o di quel gol di mano che vendicò gli inglesi che facevano gli arroganti alle Malvinas. «Napul’è mille culure…» cantava Pino Daniele, soprattutto azzurra in questi giorni malinconici. Ma un po’ d’azzurro si trova ovunque, basta guardarsi intorno. Anche sulla serranda chiusa di una pizzeria a Porta Romana, alla Bovisa o al Giambellino. Non cambia nulla…