Allora, ricapitolando: non ci si può assembrare, non si può fare sport al di fuori dal proprio comune, si può correre e pedalare ma solo in solitaria, i ragazzini non si possono allenare perchè campetti di calcio, volley e basket sono off-limits, non si può nuotare, non si può entrare in un bar a prendere un caffè, non si può andare al ristorante o in pizzeria, non si può cenare in famiglia se è troppo allargata e a Natale chi ha la sfortuna di non abitare in una grande città e ha i genitori in un altro comune, anche solo a qualche chilometro,  si dovrà mettere il cuore in pace e far loro gli auguri in videochiamata ammesso ( e non concesso) che sappiano utilizzare uno smart-phone. La sintesi è questa. E cozza con la realtà che si vive ormai ogni giorno, da quando le regioni sono diventate rosse, arancioni, gialle in questo giochino burocratico e inutile che è lo “strega comanda color…” inventato a palazzo Chigi. La realtà è un’ altra e bastava oggi farsi due passi in centro a Milano e osservare le migliaia e migliaia di persone ammassate tra Galleria  e Duomo per capire che l’isolamento che ad alcuni (solo ad alcuni) viene imposto è oltreche  ingiusto anche assolutamente inutile. Non serve cancellare lo sport, il lavoro di chi con bar e ristoranti ci vive, il Natale se poi si autorizza tutto il resto. E’ un’ipocrisia aprire i negozi, i centri commerciali, permettere alla gente di andare a far shopping e poi indignarsi perchè si assembra. Cosa dovrebbero fare? Non uscire? Non fare acquisti? Non cercare un po’ di serenità nella festa che sta arrivando? Non consolarsi festeggiando con gli affetti più cari? Scrive bene sul Giornale oggi Francesco Forte, 91enne economista e ministro in tre legislature: “Ci sono riusciti a farmi trattare da anziano che non ha diritto al suo Natale ma solo a quello prescitto dal Comitato ministeriale. Non ho mai avuto un Natale come questo, neppure a Sondrio nel 1944, durante l’occupazione tedesca, giorno di tregua anche per loro del Platz Kommandatur. In quella serata, legalmente di coprifuoco che adesso si chiama lockdown, la Brigata nera con le ausiliarie, tutti giovani toscani armati di mitra,  non erano in giro per controlli, facvano il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale in caserma. Ora invece non posso neppure andare a Milano dove abita mio figlio…”

 

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