Un cuore rosso su cui pedalano  14 ciclisti con  le maglie indossate nella carriera di Felice Gimondi  racchiude lo spirito della 24ma Granfondo in programma il 9 maggio 2021: “Sarà un momento emozionante e un’occasione di ripartenza – spiega Giuseppe Manenti, storico organizzatore dell’evento – Vogliamo che Bergamo torni a respirare il clima di festa e di sport che questa manifestazione negli anni ha sempre saputo regalare. Allestire una granfondo in tempi di Coronavirus non è semplice, ma ci faremo trovare preparati garantendo massima sicurezza a partecipanti, pubblico e addetti ai lavori”. E ora, a meno di quattro mesi dal via si aprono le iscrizioni che, per tutti coloro che già avevano provveduto  prima dell’annullamento dello scorso marzo 2020, vedrà la possibilità di regolarizzare la registrazione con un versamento aggiuntivo di soli 10 euro, una piccola integrazione richiesta per far fronte alle spese comunque sostenute nella scorsa particolare e difficile annata.  Nel frattempo però l’orizzonte si è spostato molto più in là e riguarda il futuro delle granfondo costrette, come tanti altri eventi, a cambiare la propria pelle a ridimensionarsi e in qualche caso purtroppo ad alzare bandiera bianca:  “Ci siamo confrontati con gli altri organizzatori delle maggiori granfondo italiane, Maratona delle DolomitiNove ColliSportful e via andare- spiega Manenti-  E Siamo tutti persuasi che è tempo di costruire un grande dibattito con la Federciclismo. Il tema: aprire gli eventi di massa agli agonisti di tutte le categorie. Come tutte le maratone nell’atletica, da New York a Boston e le altre major. Come la Marcialonga o la Vasaloppet nello sci nordico”. Il tema non è nuovo ma la pandemia, la crisi, i nuovi oneri imposti agli organizzatori e il calo degli iscritti lo hanno accelerato: “Personalmente sono un sostenitore di questa svolta da almeno vent’anni – spiega Manenti – ma ora i tempi sono maturi, viste le conseguenze post-Coronavirus e come stanno cambiando abitudini e stili di vita. Le Granfondo sono ad un bivio: chi pensa di eliminare le classifiche e dunque l’agonismo rischia di distruggere questi appuntamenti. È un atteggiamento antistorico: ma come, si moltiplicano gli eventi virtuali, oggi da casa puoi fare il Fiandre, le tappe del Giro e del Tour, e qui pensiamo di mandare tutti a passeggio? L’agonismo è insito in ogni persona che va in bici a certi livelli, allenandosi con impegno e continuità. La sfida e il confronto sono il sale della vita, non solo delle corse, purché si giochi nel rispetto delle regole”. “Trent’anni fa a Bergamo c’erano gare juniores a profusione ogni weekend- continua l’organizzatore della Gimondi- Ora se ne svolgono al massimo otto all’anno. I giovani hanno bisogno di nuove opportunità per emergere: molte gare agonistiche, anche a livelli maggiori, arrancano, hanno bisogno di linfa nuova. Noi proponiamo  più opportunità per gli agonisti, che ne beneficiano economicamente e in visibilità. Più risorse per gli organizzatori. Già si fa nella MTB, perché non nella strada?”.  L’opinione di molti addetti ai lavori è che troppo spesso le gare di massa siano diventate il cimitero degli elefanti, di ex professionisti che trovano nelle granfondo nuovi spazi e opportunità economiche per continuare a fare il ciclista di mestiere senza averne più lo status. Opinioni che si scontrano anche con una filosofia opposta che negli ultimi anni sta premiando un appoggio più tranquillo e rilassato agli eventi, senza classifiche o solo contratti cronometrati parziali. Ma per Manenti la direzione è un’altra: “Le granfondo avranno un vincitore assoluto e poi graduatorie per età, come già avviene nelle maggiori maratone- spiega-. Le griglie di partenza consentiranno comunque di proteggere la regolarità di gara tra partecipanti di diverso livello. In questo modo gli atleti agonisti avranno più opportunità di gareggiare, penso alle donne che in Italia hanno un calendario residuale. E ancora, restituiamo a chi va in bici il gusto dello sport individuale: qui abbiamo tutto quello che serve per una corsa vera, strade chiuse, varchi protetti, assistenza neutra, servizi medici. Abbiamo i controlli antidoping e possiamo incrementarli. C’è molto da guadagnare: un salvavita per un ciclismo che altrimenti faticherà a sostentarsi”.

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