“Abbiamo un problema Houston…”. Forse più di uno.  La pandemia sta lasciando una lunga scia di morti, siamo ancora bel lontani dal venirne a capo e c’è chi ha perso il lavoro, lo sta perdendo o ha dovuto pesantemente ridimensionarsi. Poi ci sono i ragazzi: un disastro. La scuola è stata praticamente cancellata da una didattica a distanza  inadeguata, lo sport pure con impianti chiusi da mesi, società amatoriali fallite o che stanno per fallire e una prospettiva sui prossimi tesseramenti giovanili che avranno il segno meno davanti a percentuali a due cifre. Una bomba sociale che rischia di travolgere buona cultura, buona socialità e buona salute per i prossimi anni. Non c’è prospettiva e l’unica luce ( ma è davvero un lumicino) la tengono accesa tutti quelli che, come Luca Sacchi responsabile della DDs di Settimo milanese, stanno continuando tra mille difficoltà e perdendoci dei soldi a tenere aperti gli impianti per i ragazzi che fanno agonismo. Gli andrebbe fatto un monumento ma questo non è un Paese che rende onore. Tant’è. Non c’è prospettiva e lo si capisce leggendo i dati pubblicati oggi dalla rilevazione dell’Osservatorio Indifesa, realizzata nel corso del 2020, attraverso le risposte di 6.000 adolescenti, dai 13 ai 23 anni resa nota in occasione della Giornata internazionale contro il bullismo (7 febbraio) e del Safer internet day (9 febbraio). Le conseguenza di pandemia, lockdown sono pesantissime: il 93% degli adolescenti afferma di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto alla rilevazione precedente. Un aumento ancora più significativo se si pensa che la percentuale di chi ha indicato di provare solitudine “molto spesso” è passata dal 33% a un drammatico 48%”. “I dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 destano allarme e ci dicono come gli effetti della pandemia e i drastici cambiamenti che questi hanno portato nella vita dei ragazzi siano già oggi drammatici- spiega Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes–  L’isolamento sociale, la didattica a distanza e la perdita della socialità stanno provocando una profonda solitudine e demotivazione ma anche ansia, rabbia e paura”. La realtà e che ormai gli adolescenti sembra si siano abituati ( o forse rassegnati) ad una vita connessa, ad una  cultura mediata dalla reta, ad una socialità virtuale. Con pro e contro:  “La solitudine sta portando anche a un ripiegamento sempre maggiore nei social dove aumentano i rischi di bullismo, cyberbullismo e, per le ragazze, di revenge porn – aggiunge Ferrara -. Finalmente la legge  ha disciplinato questa fattispecie come reato, ma non possiamo abbassare la guardia sugli aspetti educativi”. Insomma più che un campanello d’allarme pare una  concerto di campane che suona nell’indifferenza di chi forse non la considera una priorità o pare in tutt’altre faccende affaccendato perchè tra meno di un mese c’è il Festival di Sanremo e il problema pare sia quello di non poterlo organizzare con il pubblico. C’è un protocollo di 75 pagine messo a punto dalla Rai sulla questione che neanche per la crisi di governo e  ci sono interpellanze, polemiche e paginate intere di giornaloni e giornalini che si occupano di questo dramma nazionale.  Perchè Sanremo è Sanremo e il resto conta poco o nulla: ragazzi, tranquilli, il Festival vi salverà…