Sanremo, vince Stuyven il belga che non ti aspetti
«Non ho ancora realizzato di aver vinto, negli ultimi metri ho avuto la possibilità di riposare e nello sprint ho dato tutto. Avevo pochissimo nelle gambe ma per fortuna è bastato». Il belga Jasper Stuyven vince la Sanremo 112 con un attacco a due chilometri dal traguardo che spariglia le carte. «Probabilmente me ne renderò conto domani o la prossima settimana – spiega il corridore della Trek-Segafredo ai microfoni Rai – Dopo la discesa del Poggio ho visto che c’erano tanti velocisti e ho provato l’all-in. Non era un’azione programmata, non potevo pensare di giocarmela sullo sprint». Va così. Va come non ti aspetti perchè capita spesso che tra i tanti litiganti un altro “goda”. Dietro di lui Caleb Ewan, Wout Van Aert, Peter Sagan, Mathieu Van Dee Poel, Julian Alaphilippe, vincitori più o meno attesi e più o meno annunciati. Che scattano sul Poggio, si rincorrono e si riacciuffano, si guardano e controllano. Ma non troppo. Perchè la Sanremo è così, basta distrarsi un attimo e vanno in fumo trecento chilometri di tattiche e di fatica. Basta sbagliare un curva o una cambiata e il tuo sogno diventa il sogno di qualcun altro. Ti scappa via e non lo becchi più. Stuyven, 28 anni, professionista da sette, non ha vinto tante gare nella sua vita ma è uno sveglio e ci mette un attimo a capire che è il suo momento. Parte quando il Poggio finisce inghiottito dall’Aurelia e cancella tutti i suoi pensieri. Pedalare e non voltarsi, neppure quando Kragh Andersen lo raggiunge a meno di un chilometro dal traguardo e probabilmente gli dà un mano a vincere. Gli si mette in scia, tira il fiato, parte di nuovo e con tutte le forze che ha si va a prendere la prima vera corsa della sua carriera e un gran bel pezzo di gloria perchè chi vince qui svolta. Conta solo quello, conta vincere. Sonny Colbrelli, ottavo, è il primo dei nostri perchè Matteo Trentin nel finale ci prova a lasciare un segno ma poi finisce in retrovia. E allora fa un po’ di rabbia vedere Filippo Ganna salire il Poggio come un missile e poi farsi da parte per lasciare strada a Pidcock e Kwiatkowski i suoi capitani della Ineos. Che se Superpippo si fosse trovato là davanti a giocarsela sull’Aurelia con cento metri di vantaggio e chi lo prendeva più…