A Montesilvano vince il triathlon dei giovani
Oggi e domani a M0ntesilvano, in Abruzzo, si corrono i campionati italiani giovanili di aquathlon e di triathlon. Oltre 1.800 gli atleti al via con mascherine, distanze e protocolli da rispettare per una manifestazione, che in assenza di Covid, avrebbe ospitato oltre 8.000 presenze. Ma tant’è. E’ già un mezzo miracolo farli e soprattutto è un formidabile segnale di ripartenza. Uno spettacolo di entusiasmo e di freschezza sul lungomare Aldo Moro ben organizzato dal Forhans Team in collaborazione con l’associazione sportiva Project Ultraman Montesilvano, e con la Fitri che è qui sul campo gara con i suoi tecnici e con il suo presidente Riccardo Giubilei. Ma i protagonisti sono i ragazzi che sono, come sempre, spettacolo nello spettacolo. Perchè i ragazzi (e le ragazze) che fanno sport sono spettacolari. Ce ne sono alcuni che a 15 anni sono atleti fatti, potenti, veloci, imprendibili. Ce ne sono altri che devono ancora crescere ed altri ancora che arrancano perchè meno dotati ma non mollano un centimetro. E la sintesi delle foto che si fanno a scuola. A 13 a 14 ma anche a 15 nella stessa classe ci sono quelli altissimi, quelli piccolissimi, quelli più magri e quelli più grassi tutti insieme in un mondo che esalta le diversità in attesa di farsi grande. Per non parlare delle ragazze che sono un pianeta a parte, avanti anni luce. Ciò detto i ragazzi per fare sport fanno sacrifici enormi, soprattutto in questo anno e mezzo di pandemia in cui tra Dad, quarantene e lockdown il prezzo più alto sicuramente l’hanno pagato loro. Quindi onore a chi oggi e domani li fa gareggiare. Che poi guardi un triathlon, una gara di atletica, di ciclismo , di nuoto e li vedi andare come siluri, volare in bici e correre a ritmi assurdi e ti rendi conto che se non ti alleni come va fatto a quei livelli non ci arrivi. Non basta esser giovani…Così è lo sport. Sveglie all’alba per nuotare, un panino in autobus finite le lezioni per non saltare l’allenamento del pomeriggio, la versione di latino o l’interrogazione di antologia preparata la sera dopocena finita la corsa. Cotti. Cotti e incasinati. Che a 15 anni è anche un bene perchè la noia è spesso un’autostrada per ficcarsi nei guai. Cotti e organizzati perchè, piaccia o no, quando si hanno tante cose da fare prima o poi si capisce che conviene farle con una logica, altrimenti non se ne viene a capo. Cotti e affiatati. Perchè lo sport è anche questo, è quasi sempre una fantastica storia d’amicizia , è crescere insieme, è diventar grandi facendo un bel pezzo di strada insieme. Così funziona. Così va quasi sempre perchè c’è tempo per diventar campioni e non è detto che succeda. Ma chissenefrega. Giorni, mesi, anni di allenamenti insieme, di gare, di vittorie e di sconfitte restano. Non li porta via nessuno. Restano nel patrimonio culturale di questi ragazzi che poi diventano uomini e donne e alcuni concetti se li portano appresso. E serve. Per questo è un’emozione vederli allenare, gareggiare, crescere. Che poi sembrano sempre piccoli ma, come diceva De Gregori parlando dei vent’anni, poi ti volti a guardarli e non li trovi più…