Il primo a tagliare il traguardo dell’ Ironman Italy – Emilia Romagna è il belga Gijs Van Ranst  in 8 ore, 43 minuti e 3 secondi. Fa i conti con gli avversari, con la sua fatica e con un temporale che si è abbatte nell’entroterra su chi sta pedalando. Ma va così quando il meteo è un po’ ballerino e poi cosa vuoi che sia un temporale per chi deve nuotare 3,9 chilometri, pedalarne 180 e alla fine corrersi i 42 km della maratona? Dettagli. Che alla fine diventano gloria davanti al sindaco di Cervia Massimo Medri al  patron del Fantini Club Claudio Fantini.  Dopo un anno in naftalina per la pandemia  Cervia ritrova il suo Ironman ed è festa grande con quasi tremila atleti al via e una folla da grandi occasioni.  Ritrova il primato  e non è un caso.  Gli italiani lo fanno meglio…E così Cervia, terra di spiagge formato-famiglia, di colonie dove una volta i bimbi andavano in vacanza ma soprattutto terra che allo sport dà del tu, incornicia il suo week end che fa la storia. E la storia è semplice:  quella del più “popolato”  Ironman  al mondo, di un evento da prima pagina che è la via tracciata da un’abile regia per un’avventura che un po’ ti cambia  la vita . La storia è quella di una sfida accarezzata e sognata anche da altre città ma che qui si realizza perchè la Romagna è il posto perfetto per eventi così. C’è il mare, ci sono le strade che hanno scritto la storia del ciclismo, c’è un senso dell’ospitalità che alla fine fa sempre la differenza.  Ci sono amministratori, sindaci, assessori, albergatori che sanno far di conto e che hanno capito come si possa trasformare, quasi per incanto, un desolato weekend di metà settembre in un fine settimana di alta stagione. Basta crederci. Basta spalancare le porte ad un “popolo”  che armi, bagagli, bici e famiglie  si è trasferito da queste parti per una migrazione sportiva che muove migliaia e migliaia di persone, anima più anima meno. Un numero enorme di iscritti, tra corse notturne, olimpico, ironman e mezzo ironman. Un bel po’ di stranieri da Regno Unito, Germania ma anche tanti russi che ormai in Riviera si sentono sempre più a casa. Un piccolo esercito di campioni, sportivi, appassionati più o meno allenati che qui vengono a coronare un sogno, a dare un senso alla fatica, a mettersi alla prova e alla fine anche a divertirsi e a star bene. Potenza del marketing che in gare così ha cancellato la parola sconfitta, che dà gli onori all’ultimo esattamente come fosse il primo, che ha costruito un mito sportivo che cancella la routine e dispensa dosi infinite di autostima. Potenza di uno sport che premia la tenacia, la volontà e il coraggio e che molto spesso trasforma in principi anche i brutti anatroccoli. L’Ironman è così, una sfida estrema che nelle prime posizioni è terreno per “fuoriserie” capaci di prestazioni mirabolanti ma anche di studi e sperimentazioni su uomini e materiali.  Ma a Cervia c’è anche (soprattutto) l’Ironman degli altri, quelli che non lo fanno di mestiere. Ed è una sfida intima con le proprie aspirazioni, con i propri fantasmi e con la propria cocciutaggine.  Cervia “impacchetta” tutto ciò con la carta regalo e lo mette sotto l’albero di un week end lungo, anzi lunghissimo,  dove c’è una gara su misura per tutti. Un grande show dove conta gareggiare ma soprattutto conta esserci perchè il triathlon in questi giorni è qui, i campioni anche, e le aziende e gli sponsor l’hanno capito in fretta. Un contenitore perfetto per regalare a tutti, nessuno escluso, la propria giornata di gloria. Nulla è lasciato al caso. Soprattutto sulle strade, nell’entroterra romagnolo dove tocca pedalare per 180 chilometri tra paesaggi meravigliosi che pochi però hanno la pazienza di godere.  Tantissimi  i volontari a dare una mano,  insieme alla protezione civile, a vigili e poliziotti a controllare incroci, paesi, attraversamenti, ristori, a supportare fisicamente e moralmente tutti gli atleti dal primo all’ultimo  fino all’arrivo passerella finale verso la gloria. Che poi è un attimo che arriva a notte fonda: ma ripaga di tutto.