Tutto cominciò nel 1907 davanti a un’osteria lungo il Naviglio Pavese: un’altra vita, un’altra città, un altro ciclismo. Ma c’è sempre una prima volta. Anche per la Milano-Sanremo. E così la classica di primavera quest’anno per la prima volta partirà dal Vigorelli, pista iconica del ciclismo, pista magica che ha ospitato Sei Giorni, mondiali, arrivi del Giro d’Italia e del Giro di Lombardia. Ma mai «la Sanremo». E pensare che poco più di una decina di anni fa il Velodromo (con la V maiuscola) sembrava morto e sepolto,  malinconicamente dimenticato con le sue assi divelte e la sua storia rinchiusa nelle cantine dove una volta c’erano gli spogliatoi. Ci vogliono tenacia e coraggio per riprendersi le cose e in questo caso la storia di un ciclismo antico che sta tornando moderno. E se oggi la Sanremo per la prima volta nella sua storia partirà dal Vigorelli aggiungendo mito al mito un po’ di merito va va a chi ci ha creduto a cominciare dal quel Comitato Velodromo Vigorelli che al’idea che il “Vigo” venisse abbattuto non l’ha mai voluta accettare. Centotredicesima edizione al via sabato 19 marzo. Dal chilometro zero del Vigorelli una sfilata per la città fino a Via Chiesa Rossa dove si comincerà a fare sul serio nell’attesa di capire chi vincerà in via Roma, sulla riviera dei Fiori. Altra novità sarà il passo del Turchino, cancellato due anni fa per gli stravolgimenti legati al Covid e l’anno scorso a causa di una frana. Torna, quindi, il percorso più tradizionale per una gara senza pronostico, per velocisti ma non troppo, per scalatori ma non troppo, per favoriti ma non troppo. Sfida per uomini coraggiosi capaci di volate ad occhi chiusi e gomiti larghi, di picchiate giù dal Poggio, di fughe da 70 chilometri come quella di Michele Dancelli, cinquant’anni anni fa, che arrivò da solo tra la folla impazzita e con Ernesto Colnago, bici in spalla, ad esultare sul tetto dell’ammiraglia. La Milano-Sanremo è tutto il ciclismo concentrato in una giornata: una classica, un mondiale, un rito collettivo. Come una volta, come sempre. Resta lì da 113 anni, quando, al primo via, si presentarono in trentatré. Pioveva e faceva freddo e vinse il francese Lucien Petit-Breton, sotto contratto con la Bianchi, che completò i 281 chilometri del percorso a 26,206 chilometri di media. Un altro mondo.