«E comunque io odio il freddo. Ogni volta che metto piede nell’acqua fredda inizia il mio tormento…». Che detto dal neo campione mondiale «master» di nuoto in acque gelide non suona proprio benissimo. Ma così funziona nella mente di chi è abituato a fare sport agonistico fin da quando ha sette anni: le sfide sono un po’ come gli esami, non finiscono mai. E Walter D’Angelo, 59 enne, milanese di Pieve Emanuele, ex impiegato comunale ed oggi istruttore di Arti Marinaresche per il Salvataggio, la sua ultima impresa è andata a ritagliarsela nel freddo della Polonia, a Glogow, dove nelle acque del fiume Odler si sono svolti i campionati mondiali di acque gelide. «È un nuoto estremo che prevede un po’ tutte le distanze e che si svolge in acque che sono sempre sotto la temperatura dei 5° – spiega D’Angelo -, in Italia dal 2009 c’è l’IISA, International Ice Swimming Association, che lo promuove e che da tempo con le altre associazioni internazionali sta spingendo per farlo diventare disciplina olimpica. Sarebbe fantastico riuscirci per i prossimi Giochi di Milano-Cortina che si svolgono nella mia città».  D’Angelo nelle acque della Bassa Slesia ha vinto i titoli mondiali nei 50 e nei 100 rana per la sua categoria migliorando in entrambe le prove i record del mondo. Un’impresa, anzi due. Che vanno ad arricchire una bacheca già importante cominciata, dopo le gare agonistiche in piscina da ragazzo, con una serie di traversate che si fa fatica solo ad immaginarle: «Nel ’94 ho cominciato a cimentarmi con il nuoto di fondo in acque libere con una 30 chilometri nel Lago Maggiore e da lì è cominciato tutto – racconta -. Poi sono arrivate la traversata dello Stretto di Messina per sei volte consecutivamente, quella della Manica in staffetta e quella di 180 chilometri dall’Isola del Giglio a quella della Maddalena. Pochi anni fa ho stabilito anche il record del mondo di discesa in fiume nuotando in 9 ore e 18 minuti per 80 chilometri nel Po, da Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza a Boretto in provincia di Reggio Emilia». E ci sarebbero anche molte altre imprese da raccontare. Ma da qualche anno D’Angelo è diventato un «gelidista» perciò ha voluto rendere le sue imprese un po’ più estreme se mai ce ne fosse bisogno. «Quello dei gelidisti è un mondo a sé – spiega – Si nuota obbligatoriamente solo con occhialini e costume quindi richiede allenamenti specifici per adattarsi al freddo intenso per tempi prolungati, gestire iperventilazione e tachicardia e per imparare la delicata fase del recupero post-nuotata, che può durare anche diverse decine di minuti. Proprio per questo l’ammissione alle gare prevede protocolli medici rigidi e la presenza di un “secondo” che assista il nuotatore, non lo perda d’occhio durante la gara e richiami l’attenzione dei soccorsi in caso di difficoltà. E soprattutto lo accolga all’arrivo perché quando usciamo dall’acqua tremiamo, non siamo lucidissimi e non siamo neppure in grado di rivestirci…». Il «secondo» di D’angelo è da sempre la sua compagna che oltre a domandarsi perché faccia tutto ciò ovviamente glielo chiede da tempo: «Sì me lo ripete spesso – ammette – anche perché sa benissimo che io amo nuotare solo in acque tiepide. Amo l’estate e il sole e quindi allenarmi d’inverno nelle acque dell’Idrosocalo sinceramente mi pesa un po’. Perché lo faccio? Me lo chiedo anche io: forse perché amo la sfida e forse anche un po’ perché mi piace soffrire…».