Scriveva pochi mesi fa il Sole 24Ore che in Italia a regolare la burocrazia ci sono 160 mila norme di cui 71.000  a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. Un sistema tutto italiano e per rendersene conto basta fare un confronto con i dati di altri paesi europei:  in Francia le leggi sono 7mila, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.mila. La burocrazia è un mostro che si autoalimenta e purtroppo è uno degli ostacoli principali all’intrapresa privata ma non solo, perchè quando uno ci si imbatte nella quotidianità, spegne iniziative e passioni. Spegne anche lo sport. Questi ultimi due anni di Covid hanno complicato procedure spesso già di per sè complesse. Sono stati un susseguirsi di Dpcm, di disposizioni , di moduli, certificazioni più o meno interpretabili che hanno fatto letteralmente impazzire chi li doveva compilare, chi li doveva controllare e chi magari per un timbro o una firma mancante si è ritrovato al palo. Basta un nulla per ritrovarsi nel labirinto burocratico, per provare quel “simpatico” senso di impotenza che ti fa tanto sentire un fesso mentre Tizio e Caio ti rimbalzano rimpallandosi le responsabilità e ovviamente ben guardandosi dal decidere. Ovviamente tutto nel più assoluto rispetto della norma, ci mancherebbe. Ma poco cambia.  Così capita che iscrivendoti  ad una gara di triathlon l’iscrizione ti venga sospesa perchè per due giorni hai il certificato medico scaduto. Giusto. Anzi sacrosanto perchè la salute viene prima di tutto e in questo genere di controlli il nostro Paese è tra i migliori. Va riconosciuto. Però a 21 anni, dopo due anni di Covid, dopo che tutti i tuoi compagni di squadra sono lì pronti , tu quella gara la vuoi fare. E allora telefonando a due, tre , quattro Centri di medicina sportiva trovi finalmente quello che, mettendosi una mano sulla coscienza, il test agonistico te lo fa. E  ti credi in salvo. L’iscrizione c’è, il certificato medico agonistico  pure quindi non ti resta che andare sul campo gara con una copia ( ma anche con l’originale), ritirare il pacco gara e partire. Errore. C’è una procedura da rispettare e prevede che sia la società a trasmettere alla Fitri il certificato di idoneità sportiva. Inutile presentarsi. Inutile spiegare che tu l’idoneità ce l’hai, hai fatto tutto ciò che dovevi e potevi fare, che basterebbe solo un po’ di buonsenso. Ma la burocrazia non sa cosa sia il buonsenso. Così un l’organizzatore ti rimanda a giudice della Fitri che ti rimanda a un delegato che non c’è e allora ti rimanda ad un altro giudice che ti spiega che l’unico modo per gareggiare è chiamare il tuo presidente, scannerizzargli il certificato in modo che sia lui a trasmetterlo in Federazione e quindi mettere in regola la posizione. Per mancano 15 minuti alla partenza, la missione è impossibile. Buonanotte ai suonatori. Tutto giusto, tutto secondo norma, tutto come doveva essere fatto. Ma un ragazzo che non gareggia per lo sport e per il triathlon sono una sconfitta. Vince la burocrazia e il resto sono chiacchiere…