Lo sport è l’Esperanto del mondo e vola alto. Perchè è capace di unire, di aggregare, perchè annulla differenze e discriminazioni che in questi tempi di squallidi cori e di volantini indegni che infestano le curve degli stadi è davvero una boccata di ossigeno. E allora gli atleti devono diventare un punto di riferimento per i più giovani e come sportivi possono aiutare a combattere la “cultura dello scarto”. Lo ha sottolineato Papa Francesco ricevendo nei giorni scorsi in udienza i partecipanti al Convegno Internazionale “Sport for all”,  lo sport per tutti, accessibile e su misura per ogni persona.  “Vorrei rivolgere una parola in particolare a voi atleti, che siete un punto di riferimento per i più giovani- ha detto il Pontefice- nelle nostre società, purtroppo  è presente la cultura dello scarto, che tratta uomini e donne come prodotti da usare e poi scartare…”.  Una cultura “usa e getta” dove tutto si consuma in fretta,  dove sempre più frettolose sono le relazioni e dove sempre più spesso si è perso il senso e il valore anche delle parole. Papa Francesco ha così chiesto aiuto allo sport e agli sportivi per recuperare quel senso di responsabilità educativa e sociale che il gesto sportivo di un campione può amplificare ovviamente nel bene e nel male. Perchè è proprio questa la responsabilità dei campioni dello sport e va oltre i record, le vittorie, le impresa da consegnare alla storia. Lo sport per molti è spesso  una via di riscatto personale e sociale, una via per recuperare dignità e per superare condizioni di isolamento e marginalità.  I campioni devono essere capaci di accendere  la scintilla,  di far brillare gli occhi di chi li prende a modello. Solo così lasciano un segno.