Da New York a Boston, da Milano a Venezia, da Forlimpopoli a Pettorano sul Gizio con tutto il rispetto per Forlimpopoli e Pettorano sul Gizio. Il giorno dopo, tutte le maratone sono uguali e lo capisci da chi le ha corse. Sembrano tutti  venuti fuori dalla falegnameria di Geppetto i maratoneti, tutti come Pinocchio: camminano con cautela, si muovono a scatti faticano a scendere le scale. Ma il giorno dopo sono  tutti eroi, stanchi, tramortiti, soddisfatti. Eroi a contare minuti e secondi. A misurare i percorsi con i gps per far tornare conti che non tornano. Eroi  con le mani calde, fredde,  incapaci di aprire una cerniera, di sbottonare un laccetto. Eroi con le gambe bloccate, i muscoli che gridano. Eroi incerti e dal passo sicuro, Eroi  con il sorriso e la gioia che solo un sogno conquistato sa regalare. C’è un tempo per ogni cosa ma non c’è un tempo per la maratona. Due ore e cinquanta? Tre? Tre e quindici, tre e mezzo, quattro? Numeri. E chissenefrega dei numeri. Non c’è un tempo nella maratona perchè ognuno ha il suo ed è il tempo migliore.  Forte, fortissimo, piano adagio o camminando sono due sport diversi. Non è un fatto tecnico. E’ una scelta, per tirarsela un po’ si potrebbe anche dire che è una filosofia. Non ci sono muri da abbattere o scavalcare. Guardi in faccia i maratoneti e capisci che ognuno ha in testa il suo tormento. Il sogno è lo stesso per tutti ma sono mille le sfaccettature. C’è chi non molla, chi spinge sempre fino in fondo,  chi deve fare il personale, chi per un minuto in meno si venderebbe l’anima, chi se non è giornata si ferma, chi un centimetro dopo il traguardo si fa il selfie da postare sui social, chi fa 42 chilometri e non lo diresti mai. C’è chi ride, chi s’incazza, chi piange e c’è chi soffre perchè  sono mille anche i modi di esorcizzare la fatica. E quella c’è sempre, per tutti. C’è chi batte il cinque, chi arriva al traguardo con i figli, chi applaude alla bande che suonano, chi ai bersaglieri, chi trova la forza e l’agilità di accennare anche un paio di passi di danza. C’è  chi ci crede e chi finge di non crederci. C’è chi dice mai più e chi invece fino alla fine dei giorni…Bisogna prendersela la maratona, poi ti resta dentro e non ti lascia più.