Nel giorno del dolore, del lutto cittadino e delle bandiere degli edifici comunali a mezz’asta per dare l’addio  a Luca Marengoni, il ragazzo di 14 anni travolto e ucciso da un tram l’8 novembre scorso mentre stava andando a scuola in bici in via Tito Livio, una donna di 68 anni, che si trovava in sella alla sua bicicletta, è stata investita in via Calvino ed ora è ricoverata in condizioni molto serie all’ospedale Niguarda. Milano è una città pericolosa per chi pedala? Sì lo è. Ma lo sono gran parte delle metropoli che lentamente, troppo lentamente, si stanno adeguando ad una mobilità anche ciclistica che negli ultimi anni ha avuto un proprio e vero boom. Chiaro è che il problema non sono le bici o le ciclabili, che va sempre ricordato sono l’anello debole più a rischio del sistema,  ma una mobilità schizofrenica e un diffuso senso di anarchia che vale per chi guida mezzi a motore ma anche per chi pedala.  Da qualsiasi parte la si veda ci sono troppi che delle regole se ne infischiano e il caos sulle strade non porta sicurezza.  Piaccia o no comunque , andare con una bici su una ciclabile è comunque meglio che non in mezzo al traffico tra auto, tram e furgoni. Ma la mobilità di una città moderna non è un monolite inscalfibile difeso più per ideologia che per logica. È più la ricerca di un equilibrio. In una città moderna ci si muove con i mezzi pubblici, in auto, in moto, a piedi, in monopattino e in bici cercando un compromesso che tenga insieme tutto e rispetti chiunque si avventuri su una strada.  Milano (e non solo Milano) culturalmente non è ancora del tutto pronta a considerare le biciclette come «mezzo di trasporto». Ci sono strade che tra pavè e binari sono vere e proprie trappole; ci sono ciclabili che diventano sistematicamente aree di parcheggio o vie di fuga per scooter e motorini che vogliono saltare le code; ci sono limiti di velocità che quasi mai vengono rispettati, ci sono pochi o nulli controlli. Una miscela esplosiva che si aggiunge al fatto che in questa città ci si è tornati a muovere ancora tutti negli stessi momenti. Tutti a scuola, in ufficio, a consegnare le merci alla stessa ora del mattino, idem la sera a percorsi inversi, ad alimentare un caos e una promiscuità di mezzi che aumenta i pericoli e incidenti. E qui sta il punto. Se si vuole una città ciclabile e sicura tutte queste cose vanno messe a posto: non basta disegnare ciclabili sull’asfalto.