«Se il Tour de France 2024 partirà dall’Italia? Il prossimo 22 dicembre sapremo se ci toccherà questo grande appuntamento, se così sarà il Tour de France non sarà solo un grande evento internazionale, ma dovrà essere per il nostro territorio l’occasione per accendere i riflettori non solo sul mondo ciclistico toscano ed italiano ma su tutto lo sport perché queste risorse possano avere una ricaduta a favore delle società sportive, della pratica sportiva e dell’educazione allo sport fra i giovani». Lo ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, intervenendo agli Stati generali delle società sportive, parlando della candidatura italiana per la partenza della Grand Boucle nel 2024. Il comitato promotore della candidatura italiana avrà lo stesso Dario Nardella come presidente, il vice sarà il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, fra i membri i presidenti delle Regioni Toscana e Piemonte, Eugenio Giani e Alberto Cirio, ed i sindaci delle città coinvolte, Cesenatico, Bologna, Piacenza e Torino.  Ma perchè il Tour deve partire da Firenze? Perchè oggi il ciclismo è ciò che pandemie, guerre, crisi economiche permettono che sia, cioè uno sport con la spia rossa dei conti accesa e con la necessità di trovare sponsor e soldi dove c’è ancora qualcuno disposto ad aprire i cordoni della borsa. E allora i mondiali si possono anche correre negli Emirati dove il deserto non è solo geografico ma anche sulle strade e all’arrivo perchè molti non sanno neppure chi siano Sagan o Alaphilippe. E allora il Giro parte da Budapest e sta da quelle parti due o tre giorni prima di approdare dove si è sempre corso e dove si dovrebbe correre, cioè in Italia. E allora il Tour del 2024 potrebbe partire da Firenze e sarà una gioia immensa per chi ama questo sport. Poi girerà un po’ in Emilia prima di ritornare dall’altra parte delle Alpi in terra francese. Il Tour è il Tour ma questo sarà un altro Tour, un’altra cosa. Una scommessa rischiosa perchè rompe storia e tradizioni che sono il cemento che conserva il mito di un evento. Che ciclismo è? E’ quello dei tempi moderni, figlio dello stato di necessità, dove i campioni contano ma i soldi pure. Anzi di più.