Mathieu Van der Poel si mette dietro Wout Van Aert dopo dieci giri spalla a spalla e vince il titolo mondiale di ciclocross. E fanno cinque in carriera: cinque vittorie mondiali a tre in questa sfida che sembra non finire mai. Cinque successi che permettono all’olandese di agganciare l’italiano Renato Longo ed il francese André Dufraisse  e lo iscrivono ( se ce ne fosse bisogno) nella squadra dei campioni di sempre dietro, per ora, solo alla leggenda belga Eric De Vlaeminck che di mondiale ne ha vinti sette. Van der Poel e Van Aert tornavano a sfidarsi con una maglia iridata in palio dopo due anni, in una resa di conti che quest’anno ha visto l’attesa riempita da dieci gare di coppa del mondo, un testa a testa appassionante che fino ad oggi permettevano al belga di condurre con 6 vittorie a 4. Ma il mondiale fa storia a sè. E così è stato anche sul circuito olondese di Hoogerheide, una vera e propria Woodstock del ciclismo delle ruote grosse con oltre 50 mila tifosi assiepati dietro le transenne. E stata una gara a due dai primi metri. L’olandese e il belga hanno fatto il vuoto con una serie di giri impressionanti poi non si sono più lasciati. Ruota a ruota, spalla a spalla, scatto dopo scatto fino alla fine. Van der Poel ha vinto allo sprint, sul rettilineo finale. Tutti, e Van Aert per primo, aspettavano l’attacco sugli ostacoli prima dell’ultima salita, ma  nulla è successo. Uno strappo di una potenza impressionante a deucento metri dal traguardo ha chiuso i giochi. Terzo l’altro belga Eli Iserbyt, Filippo Fontana, unico azzurro in gara, ha chiuso al 28° posto con un distacco di 3’48”. Vince Van de Poel ma anche se avesse vinto Van Aert poco sarebbe cambiato. Comunque anche oggi, come va ormai da tempo, il ciclocross è ciclismo allo stato puro. Classe, abilità, fatica, rivalità, potenza e incertezza che fanno di questo pedalare “operaio” il nuovo show,  terra di conquista di grandi squadre e grandi campioni, teatro di imprese d’altri tempi, senza troppi calcoli. Un mondo a sè. Un  pianeta che brilla e che è  sempre meno la palestra open air di  chi vuol svernare in attesa delle gare sulla strada.  Il ciclocross è un’altra cosa.  La sfida mondiale di Hoogerheide ( anche la sfida mondiale di Hoogerheid) racconta qual è la nuova frontiera del ciclismo, racchiude tutto il fascino di un sport nato alla fine dell’Ottocento nelle pianure della Francia e del nord Europa quando i ciclisti, che non avevano timore di uscire dalle vie principali, si azzardavano a pedalare tra campi e sentieri. Ciò era e ciò è rimasto per una specialità che riporta indietro nel tempo, quando a sporcarsi la faccia e le gambe di terra c’erano anche i campioni che, non è un caso,  stanno tornando. Anzi ormai sono qui. E non di passaggio.