Sport per tutti: quando una protesi vale più di un oro
Nella città che ha appena archiviato i mondiali di scherma, di Milan e Inter e nella città che è al lavoro per farsi trovare pronta alle prossime olimpiadi invernali c’è una «notiziola» che sfiora lo sport ma che in realtà vale quanto un oro se non di più. La Giunta regionale lombarda, poco tempo fa, ha approvato una delibera che ha stanziato 947mila euro che potranno essere utilizzati come contributi per l’acquisto di ausili e protesi per le persone con disabilità dai 10 anni in su che praticano attività sportive amatoriali. Non si tratta dello sport dei campioni, dello sport che riempie stadi e trova titoloni sui giornali. Si parla della pratica sportiva amatoriale, di quella che si fa nelle scuole, nei campetti, nelle piste d’atletica sotto casa, dove ci sono. Si tratta di un piccolo aiuto che permetterà a qualche bambino di avvicinarsi allo sport. Ci sono provvedimenti che al di là di chi prima li fa, delle cifre, delle parti politiche che li approvano sono passi in avanti di civiltà. Soprattutto in un Paese dove, fino a poco tempo fa la disabilità nello sport dei ragazzi e in quello amatoriale, rappresentava, e purtroppo ancora rappresenta, una barriera insormontabile a volte culturale ma molto più spesso economica perchè le protesi hanno costi altissimi. E allora ben venga la delibera e c’è da augurarsi che, come avevano spiegato presentandola l’assessore al Welfare Guido Bertolaso e la collega dello Sport Lara Magoni, il fondo si esaurisca il più in fretta possibile perchè ciò vorrà dire che la partecipazione al bando sarà stata massiccia. Ci sono delibere che valgono più di altre. E questo è il caso perchè è l’inizio di un percorso, perchè apre una via, perchè parte dalle scuole primarie e si rivolge non ad atleti e campioni, ma a chi ha un sogno nel cassetto. Si rivolge a chi con le difficoltà di una paresi o di una schiena bifida potrà cominciare finalmente a fare attività fisica, a giocare a tennis, a sciare in modo alternativo e promuove lo sport nel suo senso più alto: non lasciare mai nessuno nell’angolo. Non solo. Dare a tutti la possibilità di fare sport è il modo migliore per far crescere i ragazzi, di coinvolgerli, di istruirli sul campo, di tenerli lontani dai guai. É il modo per spiegare, meglio di tante chiacchiere, quanto la vera disabilità sia molto spesso solo negli occhi di chi guarda e di chi non comprende che dalle diversità si può solo imparare.