In handbike nel deserto: è iniziata l’impresa del “prof”
E’ partita all’alba di ieri mattina “East to West”, l’impresa del professor Matteo Parsani, docente presso la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST), che attraverserà l’Arabia Saudita percorrendo oltre 3.000 chilometri in un mese su una handbike. Il via da Damman, poi il deserto fino ad Alula e dopo aver fatto tappa nelle città più importanti dei musulmani, Medina e La Mecca tornerà a nord, a Jedda, prima di giungere al KAUST, dove si concluderà l’impresa. Un viaggio epico, che non è solo una sfida fisica, ma anche un esperimento scientifico e tecnologico senza precedenti. Nel corso della sua impresa, Parsani, che dal 2017 vive con una lesione midollare a causa di un incidente stradale, sarà costantemente monitorato da tecnologie all’avanguardia sviluppate da cinque laboratori scientifici del KAUST. I dati biologici raccolti verranno immediatamente inviati al Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute di Costa Masnaga (LC), per essere analizzati dal Direttore Clinico, il dottor Franco Molteni e permetteranno grazie anche ad algoritmi di intelligenza artificiale di valutare e comprendere a fondo gli effetti di un’attività fisica estrema sul sistema nervoso di una persona con una lesione spinale. “Mi sento come quando ero uno studente all’università, pieno d’adrenalina- ha raccontato Parsani pochi momenti prima della partenza- “Ho la pelle d’oca al pensiero dell’avventura che mi aspetta, ma anche una grande tensione che mi toglie l’appetito”. La prima tappa, da Dammam alla capitale Riyadh, sarà molto impegnativa: 450 chilometri in mezzo al deserto, da percorrere nei primi tre giorni. Ieri notte Parsani si è fermato in un minuscolo villaggio abitato da 20 persone, mentre oggi si è fermato nei pressi di una stazione di servizio e di una piccola moschea. Domani punterà sulla Capitale. “Mi aspetta una forte escursione termica, con temperature intorno ai 3-4 gradi la mattina presto e punte di 32-33 gradi durante la giornata. Ma quello che temo di più sono le tempeste di sabbia alimentate dai forti venti e dagli sbalzi termici. Indosserò occhialini da piscina e una maschera come quella dei piloti di Formula 1, che mi proteggerà il viso e mi permetterà di respirare bene”. Nel suo viaggio Parsani alternerà l’utilizzo di una handbike a quello di un trike, grazie a un sistema di stimolazione elettrica funzionale (FES) che alimenterà la pedalata. Ma sono molte altre le tecnologie di cui disporrà il professore-atleta, che non a caso si è definito “un laboratorio scientifico itinerante”. Tra queste, dei cerotti cutanei stampati in 3D con elettrodi per il rilevamento del segnale elettrocardiografico, un casco alimentato a energia solare e collegato a un sistema di droni che permette la localizzazione anche nelle zone più impervie, e un network di sensori indossabili che permettono il passaggio dei dati attraverso il corpo di Matteo (Internet of Body).