[photopress:bikila_1.jpg,full,alignright]<Abebe the legend>. Le immagini in bianco e nero, i flash dei fotografi che rischiaravano la notte romana e quella corsa infinita a piedi nudi verso il traguardo dell’oro olimpico. A cinquant’anni dalle olimpiadi di Roma 1960,  la capitale ricorda Abede Bikila e lo fa nel modo più naturale, cioè inserendo la maratona in una serie di eventi commemorativi di quei Giochi. La sedicesima edizione della gara, in programma il  prossimo 21 marzo, sarà infatti dedicata al poliziotto etiope che faceva la guardia del corpo ad Haile Selassie. Con le scarpe ai piedi Bikila rivinse poi anche a Tokyo 1964 ( é stato l’unico maratoneta a bissare consecutivamente la vittoria olimpica) e per questo la maratona romana ha deciso, fin dall’agosto scorso, di gemellarsi con quella della capitale giapponese. <Abebe The Legend» e il pettorale numero 11 con il quale gareggiò a Roma, l’11 saranno così il <logo> dei materiali ufficiali della maratona , e nel segno della sua impresa correranno in molti a piedi nudi. Tra questi, spicca la partecipazione del tedesco Dietmar Macke, capace di correre in carriera decine di maratone e ultramaratone senza scarpe.   Il tedesco sulla distanza dei 42,195 km vanta un tempo di 2 ore 59’00, mentre nella 24 ore di corsa è riuscito a percorrere a piedi nudi 145,869 chilometri. «Corro a piedi nudi – ha fatto sapere il tedesco – perchè Bikila è il mio mito». Nono solo il suo. Basta ricordare Dustin Hoffman nel <Maratoneta>, il capolavoro di John Schlesinger, che aveva tappezzato la sua stanza con le foto di Abbebè Bichilà.