[photopress:barca_1_2_3_4_5.jpg,full,alignleft]Probabilmente con la testa sono già tutti a domenica primo agosto quando, alle 10 del mattino nel cuore di Barcellona, partirà la maratona che assegnerà il titolo europeo. Probabilmente con la testa stanno già tutti studiando quell’anello da 10 chilometri da ripetere quattro volte e quella salitella di 400 metri che alla fine farà un chilometro e mezzo metro più metro meno. La squadra italiana di maratona da ieri è in ritiro a  Livigno agli ordini quel Luciano Gigliotti che con gli azzurri ha già messo in bacheca due medaglie olimpiche, la prima con Gelindo Bordin, l’altra con Stefano Baldini. Baldini che a Barcellona chiuderà la sua carriera e sarà il capitano di una squadra che non gode dei favori del pronostico ma se la giocherà.  Ottaviio Andriani, Daniele Caimmi, Denis Curzi, Ruggero Pertile e Migidio Bourifa dovranno guardarsi dagli spagnoli e da Martinez, dall’austriaco Weidlinger e da qualche portoghese che in maratona hanno scuola e tradizione. Però non ci saranno i fenomeni. Non ci saranno keniani e compagnia africana  che sono l’altro pianeta della maratona, quello che in questo momento per gli atleti del Vecchio continente sembra quasi irraggiungibile. Quindi ci si può provare. Quindi, se i ritmi iniziali non saranno infernali e la gara diventerà tattica, qualche speranza azzurra c’è. Io sono un romantico e forse un po’ illuso, ma quel pomeriggio di Atene con il sole che stava tramontando e Baldini che volava verso l’ingresso del Panatinaiko non riesco ancora a dimenticarli. E la Spagna, non so perchè, ma mi ricorda la Grecia…